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rilevanza che allora si andavano alzando in Venezia. E mi rafſer¬
mano in questa opinione parecchie antiche cronache venete, le quali
ce lo mostrano come valentissimo statuario, e molto accarézzato dai
senatori, che de’ suoi consigli valeansi per edificáre palazzi e torri
CA DORO. L’erudito signor Zanotto nelle diligenti note ch’egli
appose all’opera Le Fabbriche di Venezia, vorrebbe che la celebre
CaDoro fosse dà lui murata, ma questa opinione non è sorretta da
nessun documento; e d’altra parte se si volesse tale asserzione appun¬
tellare istituendo confronti colla facciata del Palażzo Ducale sinóra
tenuta del Calendario, ancora non sarebbe bastevolmente fulcita:
imperocchè i profili e lo scalpello della Ca Doro sono molto lon¬
tani da quelli del palazzo esterno. Scorgesi a primo colpo d’occhio
in essi certa intemperanza rigogliosa che dà indizio di epoche poste
riori, quando cioè lo stile archi-acuto, per vaghezza di mostrarsi ricco,
correva ad ammanierarsi. Questa bizzarra mole può dirsi il più bel
modello che ancora ci resti delle esterne facciate dei veneti palazzi.
Essa non è neppure scompartita simmetricamente, giacchè l’ala de¬
stra porta una finestra meno dell’ala sinistra; pure, in onta di cosi
fatto sconcio, quanta armonia ed eleganza non v’è in quelle partit
di quale agile grazia non fanno pompa e le merlature che la co¬
ronano, e le gentili cornici, e sopra tutto le finestre leggiadrissime
specialmente nel piano superiore i cui archí s’incatenano fra lóro
con curve sveltissime, le quali serrano in mezzo ad esse i più gra¬
ziosi trafori che veder si possano? Il Cicognara, che dobbiamo rin¬
graziare assai per avercela data incisa nelle Fabbriche di Venezia,
nell'illustrarla disse che tutti gli stili si ceggono qui riuniti; e non
ebbe torto, perchè in fatto ravvisansi nei marmi scolpiti da cui è
fregiata, capitelli ed ornamenti d’epoche anteriori al secolo decimo¬
quarto. Con molto senno poi egli lodò il pensiero di richiamar sull'an¬
golo la gran finestrà che trovasi in simmetria colle altre verso il
mezzo della facciata 2. lo stimerei di defraudare il mió lettore se
1 Cadorin. Pareri, ecc. pag. 123.
2 Molto mi maravigliai che nel recente grandioso ristauro praticato a questo prezioso mo¬
numento, ora di proprietà dell’insigne Tersicore moderna, la signora Taglioni, si rifacessero
le finestre del piano terreno appajandole senza ragione. Quanto non sarebbe stuto migliorpar
tito porre una finestra sola a piombo della superiore come sta nelle tavole dell’opera Le Fab-
briche Venete ! Mi si risponde che l’ altezza era poca, e conveniva quindi o far corti gli sti¬
piti fino al davanzale o scemare all’ arco inflesso il suo sviluppo, e schiacciarlo alquanto. E
perché rispondo io, non prolungare gli stipiti sino al terreno, e porre un davanzale traforato
secondo lo stile della fabbrica? Ciè avrebbe concesso-spazio sufficiente per dare all’arco curva
simile a quella delle finestre superiori. E caso anche (che il caso qui non c’era) fosse stato
impossibile ottenere il predetto intento, perchè non fare la finestra rettangola ornandola alla
maniera archi-acuta? Venezia ne porge altri esempii nelle fabbriche del suo medio evo, e tuiti
preferibili a quella anti-euritmica-bifora, usata qui senza buona ragione dal moderno architetto.