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avea anche trasfuso vita al marmo e spesso ai colori, quindi-ben
conosceva per lunga e’ propria esperienza come l’accessorio troppo
appariscente, o non contemperato da giuste proporzioni, distrugga
l’effetto della forma generale. Allora non si vedevano, come adesso.
certi ornatisti diventare i tiranni della povera architettura coi mille
stonati loro meandri; giacchè l’architetto o faceasi egli stesso il
decoratore dell’ edifizio che avea immaginato, o dirigeva a sua vo¬
glia mani modestamente suddite al suo concetto. Da ciò quindi la
maravigliosa unità che si scorge quasi sempre nelle costruzioni del
secolo quartodecimo, pregio che basta da solo a mostrare quanta
meritino maggior considerazione delle monotone fabbriche presenti.
Giotto, l’Orgagna, Nicola e Giovanni da Pisa, di cui a ragione tanto
veneriamo le pitture e le sculture, erano pure queglino stessi che
seppero alzare il campanile e la loggia a Firenze, i pergami a Siena e
a Pisa, il Campó Santo in quest’ultima città, opere maravigliose per
originale eleganza, le quali sebbene non proposte ad esemplare dai
precettisti, pure destano la maraviglia dell’ universale, e ci fanne
arrossire di quelle inutili, quanto orgogliose regole scolastiche che
pajono destinate a tenerci lontani dalla architettura di cui più ab¬
bisogniamo.
FILIPPO CALENDARIO
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Nella classe di cosi preziosi artisti dovrebbe entrare Filippo Ca-
lendario, giacchè a lui viene attribuita da tutti gli storíci e dalle
Guide di Venezia quella superba mole del Palazzo Ducale. Quando
per altro consultiamo i documenti contemporanei, allora ci vien
dato di rilevare che il Calendario era bensi un ingegno potente,
uno scultore rinomato, ch’egli era anche proto del palazzo pub-
blico, ufficio che allora volea dire direttore di tutte le pubbliche
costruzioni, ma non possiamo poi asserire che egli desse opera alle
due facciate sulla laguna e sulla piazzetta, le quali, come proverò
colla scorta di vecchie cronache e cogli atti pubblici, furono erette
dopo il 1424, vale a dire, cinquantanove anni dopo la morte del
Calendario.
La fama però che quest’uomo godette presso i suoi coevi, e le
sciagure che lo trassero al patibolo ben meritano che diciamo bre¬
vemente quanto della vita di lui sappiamo, tanto più che a molti
è ancora pochissimo nota.