PALAZZO
la porta della loro città, e ricevuto ivi dai
Fiorentini con uguali dimostrazioni d’ono¬
rificenza.
Amarissima fu pel Granduca Cosimo la
perdita di una madre da lui amata teneris¬
simamente. Essa aveali ispirato fino dalla
infanzia un grande attaccamento per le pra¬
tiche religiose, ed una divozione che molto
inclinava al bigottismo , difetto , che da
tutti gli storici è stato più o meno rimpro¬
verato a quel Principe. Egli era dotato con
tutto ciò di un fondo vero di religione e di
rettitudine ; e bene ne fa testimonianza, ol¬
tre infiniti altri esempj consimili, il fatto ac¬
accadutoli l’anno 1716. Passava egli in Pisa
l’invernale stagione di quell’anno, allorchè
essendosi portato il di 22 gennajo alla cac¬
cia in una delle macchie vicine a quella cit¬
tà, avvenne che raggirandosi per la bosca¬
glia , trovò un uomo disteso per terra che
appariva morto di fresco per un colpo d’ar¬
chibugio. Fattesi le opportune indagini, per
venire in chiaro della maniera onde potesse
esser rimasto ucciso quell'infelice, si conob¬
be dalla distribuzione che era stata fatta dei
posti a ciascuno de’ cacciatori, che il colpo
non poteva esser da altri partito che da S.
A. R. Cosimo ne fu dolentissimo; ed amara¬
mente rimproverandosi quell’ involontario
omicidio, volle che gliene venisse fatto un
formale processo dal Consiglio dell’Ordine
di S. Stefano, dal quale fu consecutivamen¬