DIE CIMA.I
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Giace l' altia Cartago, e appena i segni
Dell' antica grandezza il lido serba;
Muoiono le Città, muoiono i Regni,
Cuopre il fasto, e le pompe, arena ed erba.
Non abbiamo dunque difficoltà nel credere ben popola-
to anticamente il paese di Fosci, siccome non possiamo
punto dubitare in questo caso della dispersione di quel¬
le genti nell' orrende e crudeli guerre de' Goti, e de
Longobardi, i quali con istragi inaudite nè a Città, nè
a Castella, nè ad uomini, perdonarono, come io ho
più volte indicato: sopra di che piacemi qui riportare le
parole di S. Gregorio il Grande: Effera Langobardorum gens
de vagina suae habitationis educta in nostram cervicem
grassata est, atque bumanum genus, quod in bac terra quae
nimia multitudine, quasi spissae segetis more surrexerat,
succisun aruit. Nam depopulatae Vrbes, eversa Castra
concrematae Ecclesiae , destructa sunt Monasteria virorum
ac feminarum, desolata ab hominibus praedia, atque ab
omni cultura destituta in solitudine vacat terra, nullus
ac possessor inhabitat: occupaverunt bestiae loca, quae prius
multitudo hominum tenebat . Cosa più naturale adunque
può ritrovarsi, che un Re, qual fu Desiderio, d’ ingegno
mite, e propenso a ristorare i danni da suoi antecessori
alla Toscana apportati, pensasse a riunire quelle popola-
zioni, che, in quà e là fuggitive, non avevano più nè
casa, nè tetto, dove ricoverarsi? Ed appunto gli si ap-
presentò una comodissima occasione di far questo. Era
ſtata fondata non molto tempo avanti in vicinanza una
Chieſa dedicata a S. Geminiano Vescovo di Modena, il
quale fiori nel quarto secolo, e la cui devozione attraeva
gran concorso di popolo; onde appoco rappoco si era
cominciato a fabbticarvi intorno case, e abitazioni; sic¬
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chè