L.EZIONE.
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ſo da' nomi Ebraici le origini delle appellazioni de’ luo¬
ghi della Toſcana; e quindi ne fa Fenicia, la derivazione
della gente. Non altra idea n’ ebbero Giovanni Annio di
Viterbo, Pier Francesco Giambullari Fiorentino, ed altri
molti, i quali però non tralaſciarono d’ alterare una si
semplice e chiara verità con favolosi racconti ; e ren-
derla cosi poco ad alcuni credibile. Io seguendo i pen¬
sieri d' uomini si dotti gli confermo con una gran con-
gettura, la quale ricavo dalla pronunzia gutturale, che
i Fiorentini hanno sempre conservata nella loro lingua, a
differenza d' ogni altra Città d' Italia, e della Toscana
medesima più particolarmente considerata. E' da osservarsi
dunque, che quantunque le lingue ne’ regni, e nelle pro-
vincie, in diversi tempi si cangino; la pronunzia però.
e il suono , e l' accento, e la maniera in somma di fa¬
vellare, e di articolare le parole, perpetuamente conser-
vasi, come saggiamente osservò ancora il Marchese Sci-
pione Maffei nella sua Ricerca Istorica dell' antica con¬
dizion di Verona §. XIV. Imperciocchè essendo gli orga¬
ni naturali, che servono ad articolare le voci, abituati,
ed assuefatti, sino da' più teneri anni dell' infanzia a muo¬
versi ed agitarsi con que tali certi movimenti, impulsi
e divincolamenti, sempre usati, e ripetuti nella pronun-
ziazione delle lettere dell' alfabeto, col far risonare o
più aperte, o meno aperte ; o in un tempo, o in due;
o aspirate, o ſenza aſpirazione ; o gutturalmente, o per
via d'altro organo; o aspramente, o dolcemente; o rad-
doppiando , o sminuendo le lettere vocali, e le conso-
nanti , e le sillabe : parlino dipoi che lingua o idioma
si vuole, e la mutino e varino, quanto a lor piace, pro-
nunzieranno sempre le suddette lettere e sillabe con quei
tali movimenti consueti, «e con quelle modulazioni e mo-
dificazioni accennate, per una fisica necessità; mentre
con