un anno di tempo, a un di determinato
venghino in Fiorenza Architettori non so-
lo Toſcani, e Italiani, ma Todeschi, e
Franzesi, e d’ogni nazione, e proporre
loro questo lavoro, acciocchè disputato e
risoluto fra tanti Maestri, si cominci e si
dia a colui, che più direttamente darà
nel segno, o averà miglior modo e giudi-
zio per fare tale opera. Nè vi saprei
dar’ io altre consiglio, ne miglior’ ordine
di questo. Piacque a’ Consoli, e agli Ope-
rai l'ordine ed il consiglio di Filippo:
ma arebbono voluto, che in questo men-
tre egli avesse fatto un modello, e che
ci avesse pensato su. Ma egli mostrava
di non curarsene, anzi preso licenza da
loro, disse esser sollecitato con lettere a
tornare a Roma. Avvedutisi dunque i
Consoli, che i preghi loro e degli Ope-
rai non erano bastanti a fermarlo, lo fe¬
ciono pregare da molti amici suoi, e non
si piegando, una mattina, che fu adi 26.
Maggio 1417. gli fecero gli Operai uno
stanziamento d’una mancia di danari, i
quali si trovano a uscita a Filippo ne’li¬
bri dell’Opera, e tutto era per agevolar-
lo. Ma egli saldo nel suo proposito, par¬
titosi pure di Fiorenza, se ne tornò a
Roma, dove sopra tal lavoro di continuo
studiò; ordinando e preparandosi per il
fine di tale opera. Pensando, com’ era
certamente, che altro che egli non potesse
con¬