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sto detto, e bevutolo, fu tutt' uno.,,
Che più? il Principe stesso della Repub-
blica [ che tal titolo si meritò Loren-
zo de’ Medici, detto il Magnifico J in quei
suoi Capitoli in terza rima, che egli in¬
titolò il Simposio, ovvero i Beoni (1),
non ebbe difficoltà di rammentarci parec-
chi de' sollenni bevitori de' suoi tempi
se ve ne sono di tutte le classi J, fingen-
do di avergli trovati in tempo di Autun-
no fuori della Porta a Faenza verso il
Ponte a Rifredi, a bere ed a sollazzarsi.
Il trasfico interno, e forse anche il
commercio esterno del vino era salito a
tal segno, che tra le altre Arti eravi
quella de Vinattieri, e facilmente aveva
la sua residenza là dove si vede ancora
una Coppa in pietra, accanto alla porta
del fianco della Chiesa di S. Stefano a
Ponte, nella muraglia della Casa de' Mar-
chesi Bartolommei. Le bettole, e le ta-
verne, insomma i luoghi destinati allo stravi-
zio del popolo, erano in Firenze sin nel secolo
XII. Baldracca dietro S. Piero Scherag-
gi, e Frascato dov’ è ora il Ghetto, erano
osterie comprese nel primo cerchio. Molte
volte si univa la bettola e il lupanare (2),
e quin¬
(1) Si trovano tra le OPERE BURLESCHE stampate
in Firenze nel 1723. Tom. III. pag. 146.
(2) Si posson veder molte prove di un tal fatto nell' eru¬
dita Lettera del Dott. GIVLIANELLI al Sig. Ab. Ora¬
2io MARRINI, editore dell' Idilio di Francesco BALDO¬
VINI, sopia l'uso di tener la frasca alle osterie.