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assai deficiente nelle creazioni, ma abilis¬
sima nei restauri architettonici, a riparare
per quanto è possible alle alterazioni ed
alle manomissioni, onde la città non avesse
a perdere il suo bel carattere che è unico
nel mondo, che non ha riscontro in nessun
altra delle grandi città storiche d’Europa.
Questo concetto rispondeva anche ad un
sentimento di legittimo orgoglio nazionale
per le glorie artistiche di un epoca sotto
ogni aspetto memoranda, le quali stanno a
rappresentare in Firenze i frammenti riuniti
di un codice della pura arte italiana, ed era
ispirata altresi dall’opportunità di protestare
col fatto, contro le offese recate a tanti
miracoli dell’arte stessa, dai secoli XVII
e XVIII guasti, corrotti e servili quando
la decadenza generò quel goffo stile tutto
boria, prosopopea e prepotenza, che nelle
creazioni proprie insultava alla miseria,
colle spacconate dei festoni, dei mensoloni,
degli stemmi pesanti, delle spropositate ca-
riatidi; mentre colle svenevolezze dei con¬
torcimenti, dei ciuffi, delle mensole rove-
sciate, degli zoccoli, dei basamenti, dei pi¬
lastri sovrapposti, colle spaccature capric¬
ciose dei timpani, dei frontespizi, coll’imi¬
tazione delle curve le più strane e ridicole,