e gli avanzi del suolo primitivo fino alla profondità di 50 centi¬
metri al di sotto della superficie del pavimento superiore. E fu
questa operazione penosa, perchè, in luogo chiuso e con illumina¬
zione artificiale, si dovette smuovere una massa imponente di
fango, da cui emanava tale esalazione di gaz mefitici da non po¬
tervi resistere che uomini abituati e robusti.
Mano mano che l’escavo progrediva era sostituito uno strato
di beton, dello spessore di 25 centimetri, formato con cemento
idraulico bergamasco misto a sabbia e ghiaia, in diverse propor-
zioni, a seconda degli sforzi che dovea sostenere.
Ma l’acqua non veniva soltanto dal fondo, essa veniva altresi
attraverso i muri, quantunque sieno dello spessore di circa tre
metri. Anticamente erasi tentato di vincere queste filtrazioni con
uno strato di argilla costretto fra le pareti, e un muricciolo in
mattoni che formava tutto intorno una banchetta; ma le acque
non soltanto aveano filtrato attraverso l’ argilla, esse l’ aveanc
disciolta, e persino decomposto il muricciolo cosi, che in più punti
la banchetta era caduta in rovina. Allo strato di argilla pertanto
si sostituiva pure uno strato di beton, ricostruendo il muricciuolo
con mattoni in cemento idraulico.
La partita era oramai assicurata. — Sospesa l’ azione della
pompa, più non comparivano che esilissimi trasudamenti, i quali
avrebbero cessato colla cristallizzazione del cemento. Ma l’ acqua,
che meglio di qualunque esploratore sa trovare i meati per cui
farsi strada, venne a far conoscere quello che nessuno avrebbe
mai immaginato. Le quattro colonne ch’ érano state poste nella
Cripta a rinforzo, allorquando si ricostrui l’ altar maggiore della
sovrastante basilica, aveano le loro basi spaccate in più pezzi, e
attraverso le fenditure gemeva un largo velo d’ acqua nerastra
puzzolentissima, la quale trascinava con se sciolta e decomposte
la calce della muratura di fondazione. Ed anche nel centro, due
grossi lastroni di marmo formanti parti della balaustrata, che di¬
videva il presbiterio dal resto della Cripta, erano pur essi spac-
cati e l’acqua ne usciva in copia.
Fu forza riattivare l’ azione della pompa; si demoli a colpi
di piccone il beton intorno alle colonne e a quei grossi lastroni,
si applicó una robusta puntellazione, indi, levate d’ un colpo tutte
le parti di marmo spezzate, ed estratte le sottoposte murature
in istato della più completa decomposizione, vi si sostitui mura-
tura nuova in cemento idraulico, contornata e stretta da impasto
eguale al rimanente.
Finalmente, sul pavimento, sulle banchine e pareti, in pre¬
cedenza scrostate e scalcinate profondamente, fu steso uno strato
di cemento purissimo, col quale furono chiuse tutte le più piccole
infiltrazioni; e perchè la cristallizzazione del cemento si operas-
se in istato di perfetto equilibrio, si neutralizzò la pressione delle
acque esterne con una uguale altezza d’ acqua, artificialmente
introdotta nel sotterraneo.
Dopo un mese circa da quest’ ultima operazione, ed era ver-
so la metà di luglio, l’ acqua fu estratta, ed il recinto rimase
asciutto, quale ora si trova.
Prima di chiudere questo periodo relativo ai lavori, non sarà
discaro di menzionare una visita fatta alla Cripta da augusta
persona; visita che vuolsi qualificare di buon augurio.
Verso la fine di maggio, quando i lavori erano bensi pros¬
simi al loro compimento, ma non ultimati, si che la Cripta pre¬
sentava ancora il disordine di un’ opera in costruzione, la prin-
cipessa Margherita visitava la basilica di S. Marco ed appren-
deva come si stesse lavorando nel sotterraneo. Ella esternò il
desiderio di vedere quei lavori, e tosto volle discendere nella
Cripta, benché, non essendo ella attesa, nulla fosse predisposto
almeno per illuminarla, onde si potesse veder bene. Non pertanto
S. A. R. la percorse col suo seguito; e cosi la futura regina d’I-
talia, l’augusta discendente di Amedeo VI, di Emanuele Filiber-
to, di Carlo Emanuele II, alleati e patrizii della Repubblica veneta,
fu la prima signora, ch’ entrò nella Cripta redenta dal mare.