XXXI
SONETTO
ALLUDESI ALLO SCISMA NATOIN ROMA AL TEMPO
DEL SOMMO PONTEFICE URBANO VI.
S'Armò d'Averno il Re superbo, e fiero
Contro il picciolo ovil da Cristo eletto,
E già l'avea con mille errori infetto
Per torgli al fine il suo candor primiero.
ordahe
Lungi dal Tebro il successor di Piero
Scacciar già tenta, e in solitario tetto
Cangiare il Vaticano, e omai negletto
Staſsi fra pochi a dimorare il vero.
etdefe
L’empio presume con ardito acciaro
Aprire il seno al buon Pastore, e intanto
Di far con lui la se cadere al paro.
Weridehe
Piangea la chiesa, e di lugubre ammanto
Giva coperta, e CATERINA il caro
Padre difese, ed asciugonne il pianto.
Weh
Del Sig. N. N.
SO-
o