con stucchi e con belle grottesche dipinte in colori a buon fresco, ed
aveva appena messo mano alla seconda, quando abbandonò il lavoro.
Gli Ufficiali di Mercanzia usarono di ogni mezzo per indurlo a
continuare il lavoro secondo i patti stabiliti, ma tutto riesci inutile. Il
Pastorino fu imprigionato, e riebbe solo la libertà quando il fratello
suo Guido, intervenuto nella quistione, guarenti la restituzione delle
somme che Pastorino aveva indebitamente percette in conto dei lavori
da eseguirsi.
Il lavoro fu poi continuato da Lorenzo Rustici detto il Rusticone.
Nel 1563 gli Ufficiali di Mercanzia rappresentati da Girolamo Ugur-
gieri e da Enea Savini, incaricarono il Rustici di « dipignere e in
tutto fornirla la terza volta della Loggia de la corte loro, di stuchi
e di ogni altra cosa, secondo il disegno lassato in mano di sua Si¬
gnoria molto magnifica loro Governatore.
La Loggia col locale annesso rimase sede del Tribunale di Mer-
canzia fino al 1765: fino a che cioè, non poterono essere composte
le difficoltà che si frapposero alla esecuzione di un Motuproprio Gran-
ducale del 18-aprile 1739, che prescriveva che questo edifizio dovesse
passare in proprietà di una Società che si chiamava allora Conversa-
zione degli Uniti, che aveva sede in via di Città.
Il 25 Agosto 1764, ai rogiti di Ser Valerio Fortini, fu stipulato un
regolare contratto tra i rappresentanti del Tribunale di Mercanzia e
quelli della Conversazione degli Uniti. Con questo Contratto che ricorda
soltanto quasi a titolo storico la concessione granducale del 1739, fu-
rono stabiliti gli articoli di una vera e propria permuta di immobili,
i relativi oneri di equità ed i diritti di ciascuna delle parti contraenti.
La corte di Mercanzia, debitamente autorizzata dal Cesareo Consi-
glio di Reggenza, si obbligò a cedere alla Conversazione la sua residen-
za, composta di una Loggia e di cinque stanze annesse, escluse le bot-
teghe nella piazza del Campo, ed altri fondi.
Per sua parte la Conversazione degli Uniti doveva ricomprare dai
conti d’Elci, e cedere al Tribunale di Mercanzia, uno stabile situato tra
le altre case dei d’Elci ed il palazzo Patrizi che la Conversazione stessa
aveva venduto nel 1751 ai detti conti d’Elci insieme con altro contiguo
che una volta era stato di proprietà del cardinale Niccolò Forteguerri.
Lo stabile era stato riconosciuto perfettamente idoneo alla nuova resi¬
denza del Tribunale e la Società si obbligó di eseguire a proprio carico
tutti i lavori occorrenti, accollandosi ancora le spese di trasporto, col¬
locamento e riduzione dei mobili, sistemazione degli Archivi ecc.
In adempimento dei patti stabiliti, con istrumento del 7 settembre
1764 rogato da ser Valerio Fortini, la Società stipulò il contratto