X
123,
nella chiesa de ss. Gio: e Paolo, à fatto ch’egli giudichi con
il Ridolfi eziandio questa seconda di Luigi contro quelli, che
la pretendono o del Carpaccio o di Bartolommeo Vivarini,
benchè egli oltracciò trovasse il Carpaccio senza paragone più
secco di Luigi, nel quale non vedeva nulla della durezza di
Bartolommeo, ch’ era affettato ne' muscoli, e sempre dipin-
geva di quella maniera, Quanto ad Antonio Vivarini in uno
stanzino situato al fianco destro del Coro della chiesa di san
Francesco v’ è una tavola descritta dal Brandolese nell'opera
Pitture ec. di Padova, sotto alla quale si legge MCCCCXLVII
Antonio da Muran, e Zoane Alemanus P, al quale propo¬
sito lasciò scritto il Sasso : Chi fosse questo Giovanni Tode¬
sco sarà difficile il saperlo, come sarà difficile sapere chi sia
quell'artefice di nome Antonius de Alemania, che nel 1403
operava in Bergamo (Tassis T. I. pag. 14). Nelle Notizie
d’'opere di Disegno esistenti nella prima metà del secolo XVI,
libro reso classico dalle annotazioni, con che lo pubblicò il
ch. sig. ab. Morelli, e del quale si attende con ogni ansietà
una seconda edizione ricca delle altre note copiose, che ne
preparò, viene chiamato anche (p. 87) Antonello da Muran
Antonio dipingeva più volte con il fratello Bartolommeo
Nella stessa chiesa di s. Francesco si trova una tavola da
loro stessi dipinta, che pure si descrisse dal Brandolese, ove
leggesi : Anno MCCCCLI Antonius et Bartholomeus fratres
de Murano pinxerunt. Nella Sagrestia della Certosa di Bo¬
logna cita il Canonico Crespi nel T. VII. delle Lettere Pit¬
toriche come aveavi una mirabile tavola fatta nel 1450 da
questi due fratelli Antonio e Bartolommeo, a quali aveala
commessa il pontefice Niccolò V. Il Crespi rimproverando il
Malvasia e quanti scrissero delle Arti Bolognesi, diede a sè
stesso il merito tutto della scoperta : ma questa si fece dal
marchese Filippo Ercolani, come si ricava da una di lui let¬
tera a S. E. Daniele Farsetti, il cui autografo fra le Carte
del