po
x.
21
chè le mille volte ripetute ; e. nell' illustre disce¬
polo del Tiziano, in Jacopo Robusti, chiamato il
Tintoretto, comincia a soffermare le vagheggia¬
trici pupille. Di lui è la Manna nel deserto
di lui è la Cena del Signore, bella invenzione,
in cui si mostra che scenda il lume da grande
lampada al soffitto attaccata ; di lui è la tavola con
il Cristo risorgente; sono di lui le due grandi ta¬
vole negli altari della crociera, l’ una con il marti¬
rio di santo Stefano, l’altra con la Coronazione del¬
la Madonna nell’alto, e con le figure de’ ss. Bene¬
detto e Gregorio e di Monaci parecchi al basso;
di lui finalmente la tavola , che rappresenta di mol¬
ti Santi il martirio. Del Bassanese Jacopo da Ponte,
maestro d’un nuovo stile, che non cede per bellez¬
za a quello del Tintoretto, è la tavola con i pasto¬
ri, che adorano il nato Gesù. Tu vedi che la rap¬
presentazione è immaginata di notte , e che ogni
oggetto è allumato da’ raggj , che partono dal nato
pargoletto divino, e pinta la osservi con molta sprez¬
zatura e con grande intelligenza ; ma il migliore ef¬
fetto, che dipendea da avvertenze parecchie, in gran
parte dal tempo alterate, andò pur troppo diminui¬
to. Di Jacopo fu discepolo ed imitatore il suo fi¬
gliuolo Leandro, ed è di questo una bella pittura
con santa Lucia ginocchioni renduta immobile per
miracolo . Del Dalmatino Matteo Ponzone è la ta¬
vola con s. Georgio, che uccide il serpente : di
**
Pie¬