lano, e a favore di questi contro di quelli. Ripiglia¬
to pościa il servigio della veneta repubblica, vi rima¬
se costante gli ultimi anni ventuno della sua vita,
e continuò a segnalarsi in molte gloriosissime azioni.
Applicatosi con finissimo ingegno al miglioramento
della strategía , seppe il primo acconciare i can¬
noni sui letti, e introdurre l’artiglieria di campa¬
gna.
Mori il Colleoni nel suo castello di Malpaga il gior¬
no 4 novembre 1475 senza discendenza mascolina: la
pingue sua eredità si divise fra quattro figlie partori¬
tegli da Tisbe Martinengo di Brescia , alcumi collate¬
rali, e la repubblica di Venezia.
Illustre rampollo di si cospicua famiglia è il Nob.
Orazio Colleoni Porto, il quale divenuto da qualche
anno partecipe della eredità Porto, lasciata Bergamo,
si è stabilito a Vicenza-
Sorge rimpetto a quel Monumento, cioè a mano
manca di chi osserva il Tempio, maestoso edificio
chiamato Scuola di S. Marco, perchè in addietro vi
aveva sede la confraternita a questo santo devota; il
quale edificio trovasi ora innestato nel vicino ospitale
civile degl’infermi.
Fu eretto nel 1485 da Martino Lombardo, forse
assistito da fra Francesco Colonna soprannominato il
Polifilo, religioso di quel convento.
La facciata intonacata di scelti marmi è riccamente
adorna di eleganti lavori scolpiti per la massima par¬
te da Pietro Lombardo. Fiancheggiano le due porte
quattro bassi-rilievi con prospettive di mirabile effet¬
to: in due di queste primeggiano de’ Leoni, alcune
azioni di s. Marco nelle altre: opere tutte di Tullio
Lombardo.
La maggior porla è sormontata da un arco soste¬
nuto da colonne fregiate delle più fine ed eleganti
sculture. Le statue sovrapposte si scolpirono da quel
Mastro Bartolammeo che sece la porta della Carta
adiacente al palazzo ducale nel secolo XIV, ed ap¬
partenevano a questo stesso edificio prima dell’incen¬
dio sofferto nel XV secolo, dopo del quale fu, nel
suddetto anno 1485, ricostruito. Anche le interne sa¬
le sono ricche di bassi-rilievi scolpiti in marmo, e d’in¬
tagli in legno.
L’altra porta, alla maggiore propinqua, mette ad
un atrio che dava accesso alla cappella della già Scuola
della Pace ; in esso trovavasi il sepolcro della famiglia
Faliero, nel quale fu deposto il cadavere del doge Ma¬
rino Faliero decapitato nel 1355 perchè tentò di ro¬
vesciare la costituzione della Repubblica.
Dice il Sanudo che quel sepolcro era un cassone
di pietra con queste lettere : Heic jacet dominus
Marinus Faletro dux ; e soggiunge ch’erasi compo¬
sto per quella tomba il seguente distico:
Dux Venetum jacet hic, patriam qui perdere ten¬
tans,
Sceptra, decus, censum perdidit, alque caput.