suna iscrizione portano le due figure; goffa n’è la scoltura forse
più che non doveva attendersi dal secolo XV, ma la tradizione
e costante che a monumento sussistano della pena inflitta a quel
generale.
Se si trascorra tutto il campo di s. Polo, destinato al mercato
in ciascun sabbato come lo era anticamente, si vedranno ed i
palazzi delle nobili famiglie Maffetti, Soranzo che altre volte vi
soggiornavano e quello dei Mócenigo, già palazzo Corner. Que¬
st’ultimo alzato con disegno di Michele Sammicheli ha la prin¬
cipale facciata sul canale. Dal campo, passando pel ponte Ber¬
nardo cosi detto dal nobilissimo palazzo di architettura del
secolo XIV un di appartenente alla patrizia famiglia Bernar¬
do, oltrepassato il calle dello Scaletter pel viottolo del Calice
che gli sta di rimpetto arrivasi ove sorgeva la
lese la sua connivenza pel duca di Milano. Nondimeno il trattato di pace, con¬
chiuso tra Filippo ed i Veneziani per cui Brescia, Bergamo ed una parte del Cre¬
monese accrebbero il dominio terrestre della Repubblica, fece sopire ogni disgu
sto e Carmagnola trionfante fece il suo ingresso nella basilica di s. Marco dove
in mezzo a gran calca di popolo rimise lo stendardo nelle mani del doge, e rice¬
vette in premio maggiori supendi, nuove rendite territoriali, e presentata venne
la moglie di lui di stoffe d’oro pel valsente di 2000 ducati.
La pace non era ben consolidata che tornarono a ripullulare nuovi semi di
guerra. Nel 1431 la Repubblica fu per la terza in volta in armi che dal Car¬
magnola di nuovo furono guidate. Ma anche questa volta fu accagionato di
lentezza nel cogliere gli opportuni momenti; il perchè gravi sospetti entrarono
nel senato sulla fede di quel generale. L’imperatore Sigismondo, giunto di pas¬
saggio a Milano, volle farsi mediatore di una stabile pace. A tal fine invitò le
potenze belligeranti a spedire a Piacenza i deputati loro. La repubblica mandò
i suoi; ma durante i trattati venne chiamato a Venezia il Carmagnola sotto pre¬
testo di voler conferire súgli articoli da pro porsi al congresso. L’accoglimento
fattogli per via dai pubblici rappresentanti, e l’incontro pomposo ricevuto al¬
l’arrivo in Venezia, non gli permisero di sospettare quanto macchinavasi contro
di lui. Condotto nel pubblico palazzo, quasi entrar dovesse nelle stanze ducali,
passò invece nelle contigue carceri; del che, appena si accorse gridò; son
morto. Venne formalmente processalo, e negando tutti i fatti, dei quali fu accu¬
salo si pose alla tortura, dopo la quale confessò ogni suo disegno. Non gli
rimase quindi più luogo a salvezza e fu decollato in mezzo alle colonne del¬
la piazzetta collo sbadiglio in bocca onde prevenire i disordini nel popolo, caso
che nell’ esecuzione della sentenza avesse parlato. Di grandi controversie fu
motivo cosiffatta sentenza a’nostri giorni; altri volendo sost enere la giustizia
di essa, tutta basata su documenti manifestati allo stesso Carmagnola nel proces¬
so e tuttora esistenti nei pubblici archivi, ed altri accusando di soverchia severità
il senato e di pusillanimità eziandio pel timore della grande potenza a cui pa¬
rea ascendere quel generale. Un po’ di tutto ci sarà stato forse in quell'alto; ma
chi calcolerà i tempi diversi, la condizione della repubblica, il falso principio di
lasciar guidate dai forestieri le proprie armate, troverà legali somiglianti estremi
mezzi a cui talvolta ebbe ricorso per la sąlute dello stato.