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tamente ai primiceri di s. Marco, ed ammise la chiesa alle stesse
prerogative della ducale basilica , riconfermando cziandio al
doge Francesco Donato ed ai successori di lui il diritto, già
proprio dei dogi, di eleg
rere il parroco ed i titolati.
Questa chiesa, stata preda dell’incendio che nel 1513 di¬
strusse le fabbriche ricordate di Rialto, si costrusse sul dise¬
gno dello stesso Scarpagnino. E certo che, meno la secchezza
dello stile, in relazione al suo tempo, questa chiesetta riu¬
sci degna di molta lode, ove si consideri ai limiti dell’area in
ch’ era rinserrato l’architetto. Conservando l’ antico accesso
dalla pubblica strada, mediante un semplice atrio, coperto a
volta di tutto sesto, apri egli la nobile porta d’ ingresso, l’ in¬
terno formò di una croce greca con cupola a catino che s’erge
nel centro. La cappella maggiore, di fronte all’ ingresso, al¬
zolla dal piano della chiesa per cinque gradini, e la fiancheg
giò di due cappellette di poco fondo, poichè da una parte
era l’architetto precettato da private proprietà e dall’ altra
volle ricavare la sagrestia. Come però questa riusciva piccola,
cosi ritrasse un altro luogo di servizio prevalendosi dello spazio
sottoposto alla cappella maggiore per discendere al quale in¬
ternò una scaletta nella mensa dell’ altare.
Poco giova che si osservi, quanto alle opere dell’ arte deco¬
ranti questa chiesa, il primo quadro alla destra con gli ebrei
accinti alla Crocifissione, opera di Leonardo Corona.Quel pitto¬
re pur fece l’altro gran quadro della manna raccolta nel deser¬
to e la mezza-luna superiore nella seguente cappella a sianco
dell’altar maggiore, mentre Jacopo Palma vi faceva il martirio
di s. Catterina nel quadro sottoposto. Fu Giannantonio Porde¬
none che dipinse nella cappella medesima la tavola stata ta¬
gliata all’intorno, ed esprimente i ss. Rocco, Sebastiano e Cat¬
terina. Emulo si volle fare egli nell’ eseguirla a Tiziano che
operava la tavola dell’altar maggiore, e l’esito lasciò difatti con¬
trastata la palma.
Trascurando di entrar nella piccola sagrestia passeremo a
vedere nella cappella maggiore al lato destro e il quadro colla
Crocifissione e la mezza - luna superiore colla Risurrezione di
Leonardo Corona, il quale pur fece la mczza-luna superiore al
lato opposto con l’ Orazione all’orto, mentre l’inferior quadro
colla lavanda de’piedi si pingeva dall’Aliense. Ciò che più me¬
rita per altro grande considerazione è la tavola dell’altare mag¬
giore col santo titolare che dispensa denari ai poveri, opera,
come si disse, di Tiziano, e nella quale non trascurò egli di sar
pompa dell’alta sua scienza, si nelle mosse delle figure e si nella
degradazione delle tinte.
Nicnte richiamandoci ad osservare l’altra cappella laterale.