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Il veneto patrizio Girolamo conte Cavazza eresse vivente
per se stesso nel 1657 il ricco deposito che tosto si presen¬
ta (1). Giuseppe Sardi ne diede il disegno, e Giusto fiammin¬
go, e Francesco Caroiolo ne operarono le statue: tutto presenta
il goffo di quell’ età.
Ma bella soprammodo è la pala del vicino altare col marti¬
rio di s. Lorenzo, dipinta da Daniele Wandich: c’è un gusto
per entro che, sebbene altri nol debba imitare, pure assai gio¬
va che sia osservato.
Nel buon altare della cappella a fianco della maggiore di
scelto stile si scorge la tavola con N. D. e s. Benedetto nell’ al¬
to ed i ss. Giuseppe e Romualdo al basso. — Il quadretto del¬
l’altarino sotto l’organo con la B. V., opera del Giambellino, è
un vero gioiello. — Se non che, egli è nella cappella maggiore
dove ogni immaginazione si desta al vedere i due stermmati
quadri laterali di Jacopo Tintoretto esprimenti i fatti che
precederanno il giudizio finale in quello alla destra, e l’adora¬
zione del vitello d’oro in quello alla sinistra. Il pittore, ar¬
dente dal desio di comparir grande, colse l’occasione di due
tele si vaste per isfogare appieno l’inesauribile sua fantasia e
la dottrina sua immensa nel disegno e nel colorito. Si noti
pure di confusione la tela del Giudizio; ma a parte a parte
se ne considerino i pensamenti: le montagne che si sciolgono,
i fiumi che a rotta corrono a livellarsi col mare, il mare ed
i monti vomitanti le creature ; l’ansia in tutte; il cielo aper¬
to... insomma tutto si consideri, e si vedrà come l’immagi¬
nativa di Tintoretto, sublimemente colpita da tanti effetti, li
esprimesse con pari felicità, seppure di soverchio li accalcasse.
Nell’ opposto quadro ecco altro pittore tu vedi: ecco ga¬
iezza, precisione. L’ artifizio d’ introdurre il Sinai, dove Mo-
sè riceve la legge, è diretto ad empiere la parte superiore
del quadro. Alla prima discesa di quel monte vedi porzione di
popolo che, sotto alcune tende, fa contrapposto a gran lume di
cielo e procura al quadro un ampio spazio dove il pittore schie¬
rava Israele in mille guise atteggiato. Qual magistero non è
posto in tutte quelle macchiette: — II gruppo piu copioso poi
delle figure, che nel cupo fondo della valle recano processio¬
nalmente il Vitello, è disegnato con tanta grazia, è dipinto con
si bell’ impasto che niun’ altra mano, per tali doti celebrata.
l’avrebbe forse vinto.
Si pensi a ciò che sarà stato un di
(1) Girolamo Cavazza fu incaricato di alcune dilicate missioni; per aver
somministrati duecento mila ducati nella guerra col Turco del 1652 fu crcalo
patrizio ; mori nel 1681.