Full text: Volume (4)

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per la fabbrica di bastimenti, pure non poco tutto sturbavano 
il sistema marittimo de’ barbareschi Africani, e le rínomate 
ordinazioni di navigazione fatte da Luigi XIV, re di Fran¬ 
cia, nel 1681. 
Nè il commercio terrestre si sosteneva più del marittimo 
a que’ giorni. L’oltramontano, già esercitato pei passi di Chiu¬ 
sa ed Adige, era notabilmente estenuato. Solo in fiore si man¬ 
tennero i traffichi per la Pontebba e quelli di Premolano con 
gran cura conservati dal governo. Clemente XII dichiarò al¬ 
tresi nel 1755 porto franco Ancona, la quale perciò accrebbe il 
danno dei Veneziani. Trieste, già sino dal 1726 fovorita dal¬ 
l’imperatore Carlo VI, venne finalmente da Maria Teresa di¬ 
chiarata Porto Franco. Volea ben Venezia a titolo di rappre¬ 
saglia erigere Chioggia nel 1794 a Porto Franco (T. I, p. 76); 
ma forse che, per aver calcolati i danni in confronto de’vantag¬ 
gi abbandonava siffatto progetto. 
Per coteste cagioni decadde il famoso commercio veneziano 
a dar l’intero quadro del quale nulla più ci resta se non riferire 
le discipline poste dal governo in ogni tempo perchè un si vi¬ 
tale clemento de’ propri sudditi avesse a prosperare. Tali di¬ 
scipline ebbero ognora in vista persone, merci e luoghi. 
Riguardo alle persone, si volle che la mercatura fosse soltan¬ 
to esercitata dai cittadini e non dagli stranieri, sia per in¬ 
trodurre come per asportare le merci. Quindi ne proven¬ 
ne la divisione dei cittadini de intus e de extra da noi indicata 
più sopra. Il cittadino de extra godeva di tutte le preroga¬ 
tive mercantili, mentre quello de intus dovea innanzi ri¬ 
dursi in Venezia con la sua famiglia, e comunque si fosse ri¬ 
dotto, doveva far imprestiti al principato. Il mercatante ve¬ 
neziano, in virtù di molte leggi, non poteva nè acquistar navi 
straniere, nè noleggiarle, ed ai vascelli veneziani era disdet- 
to trasportare merci di ragione straniera. Negli antichi tempi 
giunse al segno il zelo della repubblica in tale proposito da 
fare imprestiti piuttosto a chiunque avesse voluto costruire 
navigli, che esporli alla speculazione forestiera. 
Rileviamo dalle storie che i Veneziani non potevano intra¬ 
prendere viaggi senza il pubblico assenso; ed acciò fossero 
fatti con sicurezza, conchiusero patti e convenzioni con gli 
esteri principati, tanto pel traffico dei mari quanto per quello 
dei fiumi nelle provincie mediterranee. Sino dal 712 Paoluccio 
Anafesto otteneva esenzioni e franchigie pei numerosi mer¬ 
catanti nostri che si portavano per le terre italiane, e nell’842 
un altro ne fu conchiuso con Lotario imperatore per lo me¬ 
desimo fine, e sempre principi e duchi si facevano a pregio di
	        
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