Full text: Volume (4)

88 
far dono a Basilio di Macedonia, imperatore di Costantinopoli, 
di dodici grandi campane , le quali vennero collocate in una 
nuova chiesa da lui eretta. Appresero pure i nostri dai Greci 
l’arte di fare gli organi, mercè le cure di certo Gregorio vini¬ 
ziano tonsurato, che prima la conobbe in quelle contrade, ma 
ritornato che fu egli patria esercitolla cosi eccellentemente da 
vincere i propri maestri, e da ottenere per essa i favori di Bal¬ 
dricco duca del Friuli, e da essere fermato ai servigi dell’im¬ 
peratore Lodovico, dal quale fu largito cziandio di ricca badia 
in Francia. 
Dai Greci impararono per avventura i Veneziani anche le 
varie manifatture in oro ed in argento, alla perfezione delle 
quali antichissimamente veggiavano tre nobili col titolo di giu¬ 
dici; ma al lavoro del ferro si diedero ancora con grande 
studio sin in sulle prime , e collo scorrere degli anni miglio¬ 
rando sempre più quell’arte, impresero a fare smercio, nei pae¬ 
si maomettani specialmente, di armi per loro lavorate. 
La orificeria che sino dai secoli IX e X era con buona fama 
dai Veneziani esercitata, nel XII secolo si fece cosi imponente, 
che, oltre al soddisfare i bisogni dello stato adoperata veniva del 
continuo dagli stranieri. E l’arte vetraria eziandio, dopo la ca¬ 
duta dell’impero orientale, divenne quasi esclusiva dei Vene- 
ziani; onde ci è noto che prima del secolo XIII erano le for¬ 
naci sparse per Venezia in numero quasi incredibile. Ma co¬ 
m’ esse recavano gravi incomodi e divenivano facile occasione 
d’incendii, cosi nel 1291 furono concentrate nell’ isola di Mu¬ 
rano. 
L’arte vetraria aveva per arti sorelle le lenti e gli specchi, 
e questi ultimi riuscirono appo i Veneti di tal perfezione che 
le estere nazioni crędettero meglio dimettere gli specchi me¬ 
tallici per sostituire que’di cristallo, quantunque dovessero ri¬ 
volgersi a noi pegli acquisti. Altra guisa di vetrario lavoro era¬ 
no le conterie e le margherite, che anco ai tempi nostri si 
continuano a lavorare tanto in Murano che in Venezia. Sono 
esse perle traforate, di svariate grandezze e bellamente scre- 
ziate. Invenzione affatto veneziana è il modo di lavorarle, e 
mentre sussisteva la repubblica se ne faceva un traffico gran¬ 
dissimo nell’oriente, per cúi sappiamo che Vasco di Gama tro¬ 
volle diffuse in Calicut in vece di moneta, e Macartney, di¬ 
ce che alla età sua i mandarini chinesi e tartari le usavano per 
bottoni, e per segni di distinzione. 
Primi furono i Veneziani ad avere laboratorii inoltre di al¬ 
lume di rocca, di borace, di cinabro, di biacca, di lacche, di sa¬ 
poni e di colori di ogni specie; e primi furono, e maestri diven¬
	        
Waiting...

Note to user

Dear user,

In response to current developments in the web technology used by the Goobi viewer, the software no longer supports your browser.

Please use one of the following browsers to display this page correctly.

Thank you.

powered by Goobi viewer