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gran-canale affine di vedere la processione menzionata. Anco¬
ra rimangono alcune vestigia di tale fresco.
Ricordato ciò che rimembra il sito dove sorgeva la chiesa
del Corpus Domini è d’uopo ripassare tutta la fondamenta
degli Scalzi, e trascorrere puranco la cosi detta lista. Riceveva
tal nome quella strada dal tratto di via (lista) conceduto ad
asilo dei malfattori i quali volevano ricoverarsi sotto la prote¬
zione dell’ ambasciatore di Spagna, avente quivi il proprio
palazzo che ancora sussiste convertito in un magazzino.
Oltre la detta lista vedesi il sontuoso palazzo della patri-
zia famiglia Labia disegnato da Andrea Cominelli, e dove
Giambattista Tiepolo dipinse a fresco nella sala con paolesca
felicità, fra le architetture e gli ornamenti dipinti da Girolamo
Colonna-Mingozzi, in due grandi comparti, le nozze di Mar¬
cantonio e di Cleopatra, e la loro partenza pel mare, oltre ai
minori altri pezzi di storia e di favola. — Perdono certamente
una grande occasione di profitto i pittori storici ed ornamen¬
tali se non veggano cosi mirabili affreschi. Il genere minuto e
quasi puerile de’ nostri giorni, a guisa del pavone che mira le
proprie gambe, rimarrebbe umiliato da opere si gaie, e ad un
tempo si elevate .... Ma ed il manierismo che pure è in es¬
se? Correggetelo, o artisti, e continuate ad essere grandi al
pari di Tiepolo e di Colonna, nè per evitare uno scoglio cade¬
te in uno opposto. Infiammatevi colla frequente osservazione
di quanto operarono quei due maestri, e combinato il gusto del
secolo XVI con questo del XVIII, vedrete quali opere saranno
per uscire. Dovrebbe omai essere tempo in cui le arti, colloca¬
te nel punto di giudicare sicuramente, togliessero il bello da
ogni secolo e ne riprovassero il cattivo. Che cosa sarebbe la
vantata odierna critica, se null’altro sapendo che lodare a
cielo il secolo in cui a vero dire maggior numero di bellez¬
że s’ erano cumulate, dannasse ad eterna obblivione i secoli
nei quali altri generi di bello furono non meno prodotti ? Il
suo ufficio sarebbe simile a quello de’pedanti di tutti i tem¬
pi, e la filosofia non si sarebbe alzata di un palmo dalla terra
delle pecore. — Ma basti. Non lasciamo però di quivi ricordare
che altri tre bei soffitti stanno in questo palazzo dipinti da
Giambattista Cignaroli, altro caro figlio del secolo trascorso
che a noi tanto duole di vedere dimenticato. Il primo soffitto
esprime Venere, l’ altro l’ Aurora che lascia Titone ed il ter-
zo Latona e Diana: a fresco è quest’ultimo, ad olio gli altri due.
Osservato il palazzo Labia, accanto ad esso vedremo la