Nero privilegi ragguardevoli e molte volte l’intera esenzione
dei dazi. Case e fondachi avevano essi per tutti i porti dell’E¬
gitto, della Turchia e della Tartaria e ritraendo di là le mer¬
ci asiatiche le trasportavano a Marsiglia , a Barcellona, Sivi¬
glia, Lisbona, Bourges e Londra, ove le navi altrui n’ andavano
in traccia. A mezzo dei Veneziani distribuivansi anche per
terra le mercanzie dell’Asia nell’Europa, o per la strada di Zu¬
rigo o per la via di Augusta; al che cooperavano i mercatanti
tedeschi domiciliati nel fondaco di Venezia.
Quindi è che non appena aumentavano per tal modo i com¬
merciali imprendimenti de’ Veneziani che sul margine delle
lagune e nelle nostre isole furono stabiliti mercati pel punto
di concorso degli occidentali e degli orientali. Mercati celebri
divennero sino al secolo XIV quello di Oriago , delle Cavane
accosto Mestre, di Campalto, di Musestre, di Porto Buffoledo,
di Portogruaro, di Rialto insine, nonchè di Olivolo e della
Bragora.
Ungheri, Bulgari, Serviani, Bossinesi, Schiavoni, Croati
Alemanni, Polacchi, Spagnuoli, Fiamminghi, Inglesi a frotte
accorrevano nelle venete lagune sino dal settimo secolo si a
comperare che a vendere, ed un antico autore della vita di
Carlomagno dice che i Francesi si mostravano stupefatti sin
da quell’epoca (secolo IX) al vedere la quantità ed il valore
delle merci e delle rarità orientali dai nostri portate in Fran¬
cia ed in Alemagna o cioè porpore, tappeti tessuti in oro, pan¬
ni, veli di seta, pelli, stofse aurate, lini, piume, avorio, ebano,
perle, gemme, ec., ec. Mercatanti industriosi , non avevano a
schifo perfino di far il riprovevole commercio degli schiavi
coi Mussulmani, per cui sappiamo che papa Zaccaria (an.
747) proibi quel traffico e pago aí Veneziani il prezzo di al¬
cuni cristiani che avevano condotti in Roma piuttostochè fos¬
sero dati al servaggio dei pagani. Il quale decreto del pon¬
tefice fu però confermato dalla repubblica con una severa
legge dell’ 878; nondimeno clandestinamente fu protratto il
traffico più a lungo; dacchè l’amore del guadagno superava
in molti de’nostri quello dell’umanità.
I cambii che i nostri poi facevano nel commerciare coi Lon¬
gobardi dapprima e co’ Francesi, indi cogli altri popoli conti¬
nentali, consistevano, più che altro, in vini, lane, ferro, armi,
legnami da fabbriche e da navigazione, non che rame ed altri
getti, dei quali, conie aveano provveduto ai propri bisogni,
spaccio ne facevano dell’ avanzo ai popoli dell’ Africa e del¬
l’Oriente. Sappiamo da molti documenti solo che nel 1421
avevano nella sola Italia settentrionale un giro di un milione