Nel giorno 8 settembre, in cui la chiesa celebra la Natività
di Maria Vergine, sua serenità portavasi alla messa solenne a
s. Marco , e pościa alla visita della chiesa patriarcale di Castello
onde venerare il corpo di s. Lorenzo Giustiniani.
Nel mese di ottobre, e precisamente nel giorno 7, a ridurre
alla memoria la celebre vittoria delle Curzolari, volgarmente
detta la vittoria di Lepanto, il doge si portava a visitare in
gran pompa la chiesa dedicata a s. Giustina (T. II, p. 217).Ai
15 poi di quel mese conducevasi ad udire la messa nella chiesa
di s. Teresa (T. III, p. 162) come quella sulla quale avevano i
dogi una giurisdizione.
II i. di novembre, in cui cade la commemorazione di Tutti
i santi, assisteva il doge ad una messa nella marciana basilica;
ma nel di 21 di quel mese si portava a sciogliere il voto sta¬
bilito nel 1631, di erigere cioe il tempio della Salute per la li¬
berazione della peste in quell’anno ottenuta (T. III, p. 129).
Dopo quella visita andava a s. Marco e vi si fermava finchè
erano passate le processioni.
Nel giorno 6 dicembre, consacrato dalla chiesa a s. Nicolò
e che pei Veneziani ricordava il gran conquisto di Costanti¬
nopoli fatto da Enrico Dandolo, il successore di quel doge,
Pietro Ziani, tanto per onorare la memoria di si chiaro citta¬
dino, quanto per soddisfare del proprio al voto fatto da quel¬
l’illustre, di erigere cioè a s. Nicolò protettore dei marinari
una cappella nel palazzo ducale, faceva eseguire la cappella
medesima, alla quale recavasi ogni anno il doge con tutta la
signoria nel detto giorno 6 dicembre ad udirvi la messa so¬
lenne.
Nella sera del 24 dicembre, vigilia del Ss. Natale, scendeva
il doge nella basilica vestito di seta col senato vestito di scar¬
lato colle stole di velluto ed assisteva alla messa non meno che
a compieta ed a mattutino. La mattina poi del 25 faceva ri¬
torno al sacro tempio, dove assisteva al divin sagrilizio, men¬
tre al dopo pranzo, sceso egli prima alla basilica udiva la pre¬
dica, e pościa in trionfo portavasi sui peatoni dorati al vespero
in s. Giorgio Maggiore (T. I, p. 172) affine di venerare il cor¬
po di s. Stefano. Lo stcsso faceva nella mattina appresso in
cui ascoltava in s. Giorgio la messa, detta dall’abate di quei mo¬
naci e cantata dai musici di s. Marco. Ritornato il doge al
proprio palazzo tratteneya a desinar seco, oltre la signoria ed i
soliti magistrati, anco i quarantauno che lo avevano creato doge.
Queste erano le andate pubbliche delle feste stabili; altre
ce n’ erano per la ricorrenza di certe feste mobili, cosi dette
perchè non aveano un giorno determinato. Nella domenica del¬