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Tale nominativo di Malamocco derivò dall’antico Medoïcus maggio¬
re o Brenta che per quel porto entrava nell’ Adriatico. Medoacus si
corruppe poscia, e ne’ secoli barbari specialmente, in Medamauçus, in
Methamauco, e finalmente in Malamocco. Nelle epoche romane serviva
un tal porto di scalą ai navigli diretti a Padova ed al marittimo com¬
mercio di quella città coi porti vicini. Per lo che sembra a tutta ragione
che popolatissimo ed ameno ne fosse il vicino lido fin da’ tempi più re¬
moti, e tale da lusingare le genti padovane ed atestine a ricoverarvisi
alla stessa prima invasione di Attila (an. 452.). Ben cessato il pericolo
riedevano esse al suolo natio , nè fino al 540 venivano a fissarsi in Ma¬
lamocco insieme ai vescovi loro, i quali piantavano un nuovo vesco¬
vato, cui la sede pontificia approvava.
Vicina al vivo mare era mestieri che la città di Malamocco fosse
munita da muraglie e da torri ; e quando Eraclea si straziava colle di¬
scordie da noi già accennate (T. 1. pag. 21 ), il doge Teodato Orso la
dichiarava capitale della Venezia, e trasferiva in essa la sede ducale (an.
743). Giovava questo trasferimento per sopire i dissidii della nazio¬
ne, perocchè Eraclea nel veder collocato sul trono un proprio cittadino,
comportava in pace la privazione del primario onore. In questa tran¬
quillita l’accorto doge stabiliva in sulle prime trattati di neutralità con
Astolfo re de’ Longobardi ; ma geloso in seguito sulle estese conquiste
di quell’ uomo implacabile e feroce, premuniva la nazione col compiere le
fortificazioni già erette alle foci di tutti i fiumi. A tal fine recandosi spesso
da Malamocco a Brondolo per accudire ai lavori di un forte che colà
aveva piantato, i suoi nemici resero sospette al popolo quelle assidue
cure; le mostravano non tanto fatte per tener fronte a Longobardi,
quanto per opprimère la nazione. Approfittando di cosi fatte dicerie,
certo Galla Gaulo di Equilio, uomo scelleratissimo ed acerrimo ne¬
mico del doge, per essere a lui stato posposto nella concorrenza alla
dignità ducale, colse un giorno il destro in cui Teodato ritornava dal¬
l’aver visitati i lavori di Brondolo onde piombare sopra di lui con
una mano di gente armata , accecarlo e correre immediatamente a Ma¬
lamocco, invaderla e sforzare l’ instabile moltitudine a conceder¬
gli il trono ducale. Breve fu quel trionfo ; il regno acquistato
e mantenuto col terrore, sollevò il popolo, e dopo un anno di e¬
strema tirannide, Malamocco fu investita, l’usurpatore fu preso , ac¬
cecato, ed in sua vece si elesse Domenico Monegario di Malamocco
(an. 756
Forse fu casuale quella scelta di un cittadino di Malamocco; forse
fu studiosamente operata per infiacchire le fazioni di Eraclea ; ma
certó che conobbesi la necessità di porre un temperamento alle gelo¬
sie ed alle brame dei partiti, non meno che all’ autorità soverchia dei
dogi. Laonde si elessero due annuali tribuni , i quali insieme col doge
ogni cosa decidessero e giudicassero. Monegario però, stimata un’ onta
al proprio carattere quel freno , sprezzava i consigli de’tribuni, concul¬
cava le leggi, e col più bizzarro arbitiio di otto anni, stancava i Venezia-