23
questa da quella solo che sette miglia ebbe i medesimi fondatori di
Asolo, e si è egualmente migliorata per opena degli Opitergini. Trasse
il nome di Equilio dal rifuggirsi che fecero, sul luogo ond’ ella surse
i pastori ed i guardiani delle razze de’cavalli. Dicevasi pur anche Je-
solo perocchè tale era il nome di quel tratto di terreno sopra il quale
venne edificata. Con molte magnifiche fabbriche contava eziandio 42
chiese aventi il loro pavimento siccome quello di s. Marco di Venezia
Ebbe il proprio statuto di leggi, i suoi consigli maggiori e minori; ed
in tre classi dividevansi i cittadini, cioè primari, mediocri e minori.. Fi
sede di un vescovo, e dappoi che venne retta dai tribuni, i gastaldi
ducali, e più tardi i pretori od i podestà al paro dei siti principali della
nazione, l’hanno governata. Pur finalmente le guerre civili, ed i suoi con¬
trasti con Eraclea, in un alla invasione de’ Franchi ęd, a quella puranco
de’ Tartari-ugri, fecero soffrire ad Equilio i maggióri danni e la to¬
tale distruzione. Per compierla affattò si aggiunsero gli impaluda¬
menti prodotti dalla Piave e dal Sile, per cui, reso infelice ed insalu¬
bre quel suolo, dianzi asciutto ed ubertoso, furono costrette le mi¬
gliori famiglie a rifuggirsi a Rialto. Conosciuta allora dai Veneziani
l’impossibilità di far risorgere quella città, nel 1447. col beneplacito
di Papa Paolo II ne soppressero il vescovato , e ne incorporarono le
rendite nella mensa patriarcale di Venezia. Ed estese e ricche per ve-
rità erano tali rendite, avvegnachè la nazione le avea formate non
solo con molti fondi sui lidi, ma con altri ancora oltre mare, nel¬
l’Istria , cioè , nella Dalmazia e nella Soria. Cosi periva Equilio,
nè altro scorgi di essa che i soli avanzi di una grossa muraglia, desti¬
nata forse a vôlto dell’antica cattedrale, la quale da quanto può dedursi
sembra aver potesse da 60 in 7o piedi di lunghezza. Cosi ella periva dopo
aver signoreggiato sopra un territorio che occupava parte del conti-
nente, ed una lingua di lido, che, attaccato al continente medesimo cor-
rea sino a Chioggia. Molti erano su quel territorio i luoghi abitati tro¬
vandosi principalmente tra Eraclea ed Equilio la borgata di Fine
che comunque ñon si sappia dire ove fosse, è certo che sussisteva fi¬
no all’ epoca Romana, qual confiné (finis) dell’ agro opitergino ed
altinate. Eravi inoltre Villa franca offerta in dono dal clero di Equi¬
lío al proprio vescovo, e nella quale il doge Ordelafo Falier avea
fabbricato uno spedale; eravi ancora Torre di Piave per una torre
ivi stata edificata a difesa dal passo del fiume stesso, e detta poscia
Torre del caligo , perchè soventi fiate la nebbia palustre l’ attorniava
e la nascondeva. In fine vi era s. Maúro, celebre per un monastero
fabbricato in riva ad un canale che scola nel mare, e le monache del
qualé passarono a Burano ad edificare un altro chiostro in memoria del
perduto, e chę pur conserva il nome di s. Moro. Le ruine del mona¬
stero di s. Mauro sono visibili tuttavia, e tra l’erbe- di quel luogo si
trovarono sepolti non solo dei gróssi marmi, a cui erano affissi degli
anelli di ferro per trattenere le barche , ma degli scaglioui eziandio
che sembravano vestigia di una marmorea gradinata, per cui gli eru¬