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a gravi rancori, pei quali venivano alle mani gli aderenti di lui cogli
amici veri della libertà. Stanchi questi ultimi l’ assaltarono nel suo
palazzo, l’ uccisero, e fecero tanto odioso il titolo di .doge quanto in
addietro lo era stato quello di tribuno. Gonvocata la concione per ri¬
mediar ai mali, si pensò di limitare l’autorità e la durata del supremo ma¬
gistrato eleggendo un Mastro-militi, o maestro de’ soldati, che ad
ogni anno dovesse venir rinnovato. Ma un autorità cosi temporaria,
resa incapace a sedare le contese, fu proscritta per ristabilire di nuovo
il reggimento dei dogi, dappoiche cinque maestri s’erano l’uno all’ altro
succeduti. (1) Vedesi agevolmente quali turbolenze dovesseroregnare nella
capitale se era mestieri di devenire a tanti cangiamenti. Laonde non solo
la concione generale, diretta ad eleggere il nuovo doge, si volle tenere a
Malamocco; ma non appena Teodato Orso, figlio dell’ultimo dôge, su in¬
nalzato alla suprema dignità, (an. 742) che fissò affatto in Mala¬
mocco la sua residenza , e privò Eraclea del primario onore. Mordeva
facilmente il freno quella città finchè sul trono sedevano i suoi cittadi¬
ni, ma subito che vide collocato un cittadino di Malamocco arse di bel nuo¬
vo nelle antiche discordie. Imperocchè nulla contandosi il breve regno
usurpato da Galla, nè quello di Monegario, che per essere venuto in fastidio
colla sua tirannia, fu ben presto, come Teodato e Galla, avocolato e
scacciato, a Maurizio Galbajo cittadino di Eraclea venne dato campo di
rendere si felice la pazione che pel corso di 23 anni ogni odio fu per lui
sopito. Il solo suo errore politico fu quello di associare il proprio figlio
al trono. Dissimulando costui sotto gli auspici del padre , la perversa
indole, si è del tutto smascherato allorche fu solo nel dominio. Per
rendere , dopo nove anni, ancor più grave la sua tirannide divise egli
pure l’autorità col figlio Maurizio, il quale, ad esempio del padre, in
sulle prime nascondendo i vizi andò poscia a gara con lui sulle crudeltà
e nell’ infamia. Volle perfino Giovanni far occupare da un greco il
vescovato di Olivolo ; ma il patriarca di Grado rifiutandosi dal con¬
sacrarlo come intruso, il figlio Maurizio vendicò il padre di quel tor¬
to col andar a Grado e far precipitare il patriarca da una torre.
Un tale misfatto non potè non incitare l’indignazione nel popolo. I
partiti tornarono a sollevarsi ; Eraclea ed Equilio furono ancora sulle
armi, e recarono la repubblica alla guerra civile (an. 801 ). Frattanto il
patriarcato di Grado era stato conferito a Fortunato nipote del pa¬
triarca estinto, il quale accettò l'’ufficio senza rinegare alla vendetta
dello zio. D’ accordo con Obelerio cittadino di Malamocco congiurò
contro al doge ed al suo figlio ; ma scoperta la cospirazione salvossi
Obelerio a Treviso e Fortunato in Francia. Non cessando però nel
(1) I cinque mastro-milili furono: 1.° Leone, 2.0 Felice Cornicola, 3.o Teodalo
figlio dell’ ultimo doge Orso Ipato, 4.° Giuliano Ipalo, 5.° Giovanni Fabriciaco.
Tutti questi Maestri coniarono la particolare loro moneta, e la si vedrà nel
capitolo di tutte le monete veneziane.