Full text: Volume (1)

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VENEZIA 
Chies a di s. Marco. 
Cominciando il nostro esame dalla piazza di s. Marco descrive¬ 
remo innanzi tutto la celebre basilica, per indi considerare mano 
mano gli altri monumenti. Come si è detto più sopra, verso il 
154 Narsete, generale dell'imperatore Giustiniano, avea quivi fon¬ 
date due chiese, l’una a s. Teodoro e l’altra a s. Geminiano in 
ringraziamento all'Eterno per la felice sua impresa contro gli O¬ 
strogoti. Ivi presso a quella dedicatâ a s. Teodoro , primó pro¬ 
tettore della città Giustiniano Partecipazio, 'occupante allora la 
ducal sede, volle fondarne un’ altra in onore di s. Marco Evan¬ 
gelista, il cui corpo, correndo gli anni 820 - 827, dai due mer¬ 
catanti veneziani Buono di Malamocćo e Rustico di Torcello 
era stato trafugato da Alessandria e trasportato in Venezia (1). 
(1) Giunti in Alessandria i soprannominali mercatanti veneziani con 
dieci navi cariche di merci , portaronsi a visitare il corpo déll’ evangeli¬ 
sta san Marco, celebre tra i Veneli per la volgar tradizione che avesse 
quel santo piantala la sede patriarcale di Aquileia, della quale ne erano le¬ 
gittimi successori i patriarchi di Grado. Nell’ entrare -in chiesa trovarono i 
monaci custodi del sacro deposito in grave cordoglio ,pel prossimo spoglio che 
far ne voleva dei marmi il califfo d’Alessandria, Credettero i mercalanti 
buona occasione quella di venir a capo de’disegni loro ; mostrarono indi¬ 
gnazione per la indegna rapina e destramente dipinsero a quai confini 
potesse giungere la tirannide de'Saraceni, e forse alla medesima rapina del 
corpo di s. Marco. Quindi esortarono que’custodi a conceder loro il santo cor¬ 
po e seco loro recarsi a Venezia, ove dal doge sarebbero colmati di mille onori 
e d’infinite ricchezze. Si scossero a tale inaspeltala-ricerca que’ monaci; ma 
tante furono le lusinghe de’ mercatanti che finalmente si arresero. Superato 
un in ciampo se ne presentarono degli altri. Siccome, conveniva celare il furto 
ai fedeli di Alessandria, cosi di notte si sostitui al corpo di s. Marco quello di 
s. Claudio il quale non era in si grande venerazione. Ma ciò non bastava 
essendovi motivo di temere non venisse scoperto il furto dai Saraceni presidi 
alla dogana. Era d’uopo adunque o scansar tale visila o renderla vana coll’a¬ 
stuzia. Parve più opportuno il collocare il santo corpo nel fondo di un corbac¬ 
cio ricoperto di erbami, e riporvi sopra molti pezzi di carne porcina, abomi¬ 
nata dai Saraceui. Cosi felicemente fu recato il corpo al naviglio . Spiegate 
le vele , prospero ne fu il viaggio dapprima ; ma .poscia un’ orrida burrasca 
li gettava presso l’isola di Umago nell' Istria. Da di là fecero preceder le no¬ 
tizie al doge Parlecipazio , che col seguito del clero e del popolo si portò a ri¬ 
cevere il sacro pegno. Da quel momento s. Marco fu acclamato il proteltore 
della città, la sua’immagine ed il suo leone divennero il contrassegno di tulti 
i pubblici monumenti, lo stendardo delle floite, l’impronta delle monele, l’em¬ 
blema più caro dei veneziani.
	        
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