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rimpetto alle stessa edificossi per la pietà di quel capitano l’altro
tempio dedicato a s. Teodoro, e più tardi a s. Marco. Il santuario
di s. Geminiano non era però nel sito ove stava quando diedesi mano
alla Nuova Fabbrica, ma sorgeva verso la metà della Piazza sul
margine di un canale detto Battario scorrente a traverso la piaz¬
za e movente dal ponte dei Dai per isboccare nel canal grande
ove ora ’è il. ponte del reale giardino. Il sito ab antico venne
contrassegnato da una pietra rossa; pietra che pur vedesi oggidi
innestata sul pavimento della piazza dirimpetto all’arco XVI delle
Nuove Procuratie, contando dall’ angolo del Campanile. L’incen¬
dio del 1105 avendo bruciato con molte altre chiese quel san¬
tuario fu ben presto rifatto nello stesso suo antico sito . Ma nel
secolo XII volendosi allungare la piazza venne interrato il canale
e la chiesa si rifece in capo alla piázza nel sito ove fu sémpre
dappoi.
Pria di recare in capo alla piazza quel tempietto vennero dalla
repubblica inviati ambasciatori a Roma affine di ottenerne l’assen¬
so; ma il papa rispose che nè la Chiesa nè la Santa Sede po¬
teano concedere che si facesse il male , comunque dopo fatto ve¬
nisse perdonato. E i Veneziani l’ intesero e fecero rovinare la
chiesa ; indi mandarono al papa per l’assoluzione offerendo il do¬
ge di visitare quella chiesa ogni lunedi di pasqua di Risurrezio¬
ne. Da questo fatto ebbe origme l’andata ánnuale del doge al¬
la visita di s. Geminiano. Ma sebbene Vital Michel cominciasse ad
andarvi nel lunedi di pasqua, pure in seguito si fece quella visita
nella Domenica in Albis, cioè nell’ottava di Pasqua.
In quel giorno, dopo l’ ufficiatura nella chiesa di s. Marco,
alla quale il doge assisteva personalmente, col suo corteggio,
cogli ambasciatori de’ principi recavasi a piedi nella chiesa di s.
Geminiano, alla cui porta l’aspettava incontrandolo il pievano col
suo clero. Dopo l’incensamento ed il bacio di pace il doge reca¬
vasi verso l’altar maggiore per udirvi la messa cantata dai musici
della basilica. Colà giunto ponevasi ginocchioni sul primo gradi
no’, ed in quell’atteggiamento rispondeva alla Messa, che cele¬
bravasi dal Legato pontificio, fino al Confiteor, indi andava a
sedere sotto il magnifico suo baldacchino. Compiuto il santo sa¬
grifizio, il Doge ritornava processionalmente verso il suo palazzo,
preceduto dal parroco e dal clero di s. Geminiano. Ma quando il
corteggio era arrivato alla mentovata pietra rossa, segno del sito
ove sorgeva l’antica chiesa, fermavasi la processione, sospendeva¬
si il suono delle campane di s. Marco, e quattro cantori intuo¬
navano alcuni versetti; finiti i quali il doge dimostrava al parro¬
co la sua compiacenza per la forma con cui era tenuta la chiesa
di s. Geminiano, raccomandandosi alle orazioni del parroco e del
clero. A ciò il parroco rispondeva: ringraziare il principe per la
degnazione della visita fatta, e pregarlo a voler continuare la sua