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fermare: essere sin d’ allora stata da que' fuggitivi fabbricata in
Rialto una chiesuccia, ma povera, ma di legno, non parroc-
chiale, ma semplice oratorio che accogliea nellá preghiera que’ sem¬
plici abitatori.
Checchè però sia dei consoli e della chiesa di Rialto è certo che
tanto quell’ isola quanto le altre adiacenti punto non tardarono a
ripopolarsi di nuovi fuggitivi. Imperocchè non solo gran numero
di Padovani correva ad esse quando Attila (an. 462) stampava
orme di fuoco e di sangue per tutta, la terrestre Venezia; ma per
la immediata irruzione dei Vandali (an. 455) di nuovi fuggiaschi
si accresceano eziandio. Fu allora che la società veneziąna, sover¬
chiamente aumentata risolvette di abbracciare la costituzione più
adatta a’ suoi bisogni e che da noi si è già indicata al T. I. p. 19.
Instituiti pertanto i tribuni, unó n’ ebbe Rialto, considerato infe¬
riore agli altri siccome quello che era stato l’ ultimo creato. Re¬
sideva a’ santi Apostoli nel cosi detto campiello della Cason, e
sino al secolo XVI vedeansi anzi colà le vestigia del suo palagio,
nè per chi voglia esaminare un poco sparvero esse affatto se si
consideri à quel portico ivi ancora esistente. Un altro tribuno
avea Luprio , uno le Gemelle, uno Dorsoduro, residente a s. Ni¬
colò ed uno in fine Olivolo, il quale abitava ove oggidi è l’Ar¬
senale.
Costituite in tale maniera anche le nostre isolette, non solo die¬
ronsi col resto della nazione regolare le pubbliche faccende, ma co¬
gliendo profitto dalle disgrazie del continente, cominciarono ad
estendere la navigazione, il commercio; ed a sostenerli valorosa¬
mente colle armi. Anzi tanto mostraronsi in esse di subito i vene¬
ziani si forti che nel mentre Giustiniano imperatore di Oriente
accingevasi alla conquista d’Italia inviava loro il suo generale Narse
te a chiedere un aiuto di vascelli pel trasporto delle truppe in Ra¬
venna. Attaccati, com’ erano per consuetudini, per interessi alla causa
dei Greci, odiosi dell’ impero Ostrogoto, dominante allora in Ita¬
lia, si fecero i nostri con incredibile alacrità ad apprestare a
Narsete ogni maniera di soccorso. Ei venne anche a Rialto in quel¬
l’incontro, ammirò l’attività e l’industria di questi isolani, e per le
garli maggiormente, fece un voto di fondare tra essi due chiese in
onore di s. Teodoro e di s. Geminiano, ove gli fosse riuscita la
conquista d’Italia. Difatti, conquiso Totila insigne generale Ostro¬
goto, riunita l’Italia per opera di lui al Greco impero, instituiti
gli Esarchi di Ravenna onde rappresentare l’imperatore e in pa¬
ce ed in guerra, il fedele Narsete ordinò incontanente a proprie
spese la erezione delle due chiese votive e le fece porre l’una in
faccia all’ altra nelle rive opposte di un canale che attraversava una
parte dell’ odierna piazza di s. Marco (an. 554).
Nondimeno invidie cortigiane facendo deporre Narsete dal
comando, sfogò egli la vendetta col far piombare sull' incolpevo¬