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Ma sempre al nord salendo, lungo il margine medesimo, poche
miglia dopo Fogolana aveano i nostri eretto un argine onde liberarsi
dalle piene del Brenta. Ivi presso trovavasi un borgo ed una celebre
badia appellata de’ ss. Ilario e Benedetto. Il borgo, difeso da una
torre chiamata appunto di s. Ilario, avea anche un porto là ove
il Brenta sboccava in laguna. Da quel porto cominciava una stra¬
da terrèstre costrutta dai Carraresi con grandissima spesa, della
quale pure si veggono le traccie da Padova sino quasi alle Gam¬
barare detta dai villici Sassara, pei ciottoli che la coprivano. Per
quella strada facévasi dai nostri il commercio con Padova, prima
che quella città venisse in dominio loro, e prima che fosse in lorc
balia di aprirsi una più diretta comunicazione colla strada moderna
di Fusina.
Fondavasi il monastero di s. Ilario dal doge Angelo Participazio
(an. 819) il quale vi trasportava i monaci dall’isola di s. Servolo
(T. I. p.196) intitolandolo a s. Ilario per una chiesuola di tal nome
prima esistente, e s. Benedetto pei benedettini condottivi. Giovanni
Partecipazia, figlio di quel fondatore, maggiori fondi aggiungeva
alle prime rendite, e se molti cittadini stimolati dalla santita di
que’ religiosi facevano a gara nell’ arricchire il monastero, gli stessi
imperatori stranieri Lottario II, Arrigo IV ed Ottone IV lo col¬
mavano pur essi di privilegi. In Venezia possedeva la badia di san
Gregorio, e più illustri personaggi, tra i quali quattro antichi dogi,
vollero aver quivi sepoltura (1).
Grandi peripezie soffersero il borgo ed il monastero di s. Ilario
dalle continue guerre tra i Padovani ed i nostri , in ciascheduna
delle quali, sciolti i freni al Brenta, irrompeva quel fiume sulle in¬
feriori campagne e le danneggiava altamente.
Tattavolta alle guerre si aggiunse nel principio dell’ XI secolo
la prepotenza del famoso Jacopo da s. Andrea rammentato nell’in¬
ferno da Dante. Figlio era costui della celebre-Speronella, più vol¬
te da noi ricordata, la quale, ad ogni desio mutando marito, set¬
te ne avea sposati e per la rara bellezza e per le grandi ric¬
chezze funesta cagione era divenuta di molte guerre nella Mar¬
ca Trivigiana. Il figlio quindi sortiva dalla madre i vizi se eredi¬
tate ne avea le ricchezze. Divenuto estremamente prodigo si ri¬
dusse all’ accatto ed all’ assassinio. Assali con una banda di sgher¬
ri di notte il monastero di s. Ilario, ed involate dalla cassa 10,000
lire, rubò i sacri aredi, cacciò l’abate, parte de' monaci e sforzò
(1) I quattro dogi sono: Angelo Partecipazio donatore e fondatore del luo¬
go ; Giustiniano di lui figlio ; Pietro Candiano il IV di questo nome, e Vitale
Candiano, il quale, dopo un anno e due mesi di principato , vesti l’abito e
professò la regola di s. Bénedelto finchè, aggravato da pericolosa infermità,
passò a s, Ilario ove dopo quattro giorni mori e fu sotterrato,