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to di s. Ilario, su pèl ramo del Brenta detto Lama il quale per¬
chè ivi mettea foce nella laguna facea appunto chiamare Boccalama
l'isola vicina alla sua imboccatura.
Cenni sopra il margine continentale che circonda
tutti i nostri estuari.
Abbiamo fin qui descritti i lidi onde le nostre lagune sono rin¬
serrate: tutte le isole da noi pure si scorsero che galleggiano per cosi
dire su queste acque tranquille. Ora, a sdebitarci del nostro assunto
conviene altresi gettare un rapido sguardo sull’opposto lembo con¬
tinentale che, in uno ai lidi, protegge le isole e che tante idee ri¬
sveglia di que momenti in cui i nostri padri cercavano uno scampo alle
incursioni barbariche. Anche a quest’ ultima parte vogliamo breve¬
mente accingerci, certi che per quanto fugace sia l’immagine cui
lo straniero od il cittadino voglia formarsi di Venezia non dee la¬
sciar dimenticati tutti i punti che nobili oggetti rammentano a si
illustre città attinenti.
Nè ci fermeremo gran fatto a dire intorno ai piccioli luoghi sul
margine posseduti dagli antichi Veneziani inverso Chioggia. Tali
sono : il forte di Stalimbenco , quello di Montalbano (difesi dal
valore de’ Chioggiotti nelle guerre avute dai nostri co’ Padovani) ed
il villaggio di Conche, cosi chiamato per essere il ricettacolo delle
acque derivanti dal Brenta, dal Togisono, dalla flossa Clodia, ed
al quale finiva il territorio Clodiense. Varie zuffe avvennero in quei
luoghi nella guerra Genovese (an. 1380 ) quando i Padovani tenta¬
vano di vettovagliare i Genovesi chiusi in Chioggia, edin essi sorgeva
una selvą con barbara voce detta Clozisca, corruzione di Clugien¬
sis, stata cagione di molte querele tra i Chioggiotti ed i Padovani
pel trascorrere di quelli sul territorio di questi nel far legna. A
Conche succedeva il villaggio di Fogolana, prima di giungerè al
quale trovavasi una torre chiamata di Nasancolo eretta dai ve¬
neziani a guardia dei loro confini. Finalmente veniva Lupa, luogo
dove gli antichi vencziani aveano fondi ed ove una torre, detta di
Arano, facea fronte ai Padovani per tutto il tratto di paese verso
Fusina (1).
(1) A quella torre accampossi (an. 1375) il Carrarese Signor di Padova’col¬
legato col re di Ungheria ; ma una flolta veneziana sbarcando molla truppa
nazionale e cretense, in uno a 3000 fanti turchi coperti di ferro a mezza gam¬
ba, con lunghi mantelli sulle spalle, e gran turbanti rossi in testa, armati di
larghe sciabole e di lunghi archi, sbaragliò bentosto i nemici ed ebbe compiula
viltoria. I prigionieri tradotti a Venezia furono chiusi ne’magazzini della Giu-
decca. Il waivoda della Transilvania, alleato del Carrarese, avendo fatto dire al
doge come trovavasi co’ suoi nobili senza camicia, gli furono subito contati 200
ducati, ed unitamente a’ suoi fu fatto vestire e curare delle ferite riportate.