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za, con due file di scranne disposte ai suoi due lati, empievasi dei
più sfarzosi ed eleganti cittadini. Giorno della maggior gala era
questo per Venezia. Tutti faceano pompa in tal di delle vesti più
ricche, delle pelli, delle gioie e di quanto mostrasse la domestica
opulenza. Le belle, o col proprio vólto o sotto il velo della ma¬
schera nazionale (bautta) passeggiavano liberamente la gran piazza
ovvero sedevano sulle scranne schierate. Giungevano ad accresçere
l’allegria di tale giornata i numerosi pranzi di società e la chiu¬
devano sette téatri aperti per dar incominciamento alle feste car¬
novalesche (1).
Tali pompe non saranno certo state quelle che la prima santa
allegrezza risvegliava all’ arrivo. del corpo di s. Stefano, e che in¬
tendevasi perpetuare col voto dell’ annua visita mentovata. Ma, a
misura dell’ avanzamento nella ricchezza e nel fasto della nazione
veneziana, cosi trasformaronsi tutte le feste religiose. La pietà degli
avi divenne un pretesto al lusso dei nepoti.
L’opulenza, egualmente che le magnifiche ed elevate idee collo
scorrere dei tempi introdotte nei monaci di s. Giorgio, il gusto per la
palladiana gentilezza diffusa nel secolo XV, furono per essi altrettanti
stimoli a riedificare dalle fondamenta l’ antica chiesa di quest’isola,
ben configurata a tre navi a modo di basilica, ma, giusta l’antico ri¬
to cristiano colla faccia rivolta all’ oriente e quindi verso. s. Giovan¬
ni della Giudecca. Più volte era già stato rinnovato e sempre
riabbellito il monastero; altre volte era anche la chiesa stata risto¬
rata; però nell' ultima vollero i monaci bensi ritenerle la prima
forma a basilica, ma abbandonando il misterioso costume di ri¬
volgerla all’oriente, vollero non solo radicalmente riedificarla; ma
vollero che il prospetto risguardasse verso Venezia.
Scelsero adunque Andrea Palladio ad offrirne il modello. Morto
egli però immaturamente al lavoro nel 1580, ebbe a successore lo
Scamozzi, nel quale cominciava il decadimento dello stile. Nè sen¬
za le cure dell’abate Michele Albardo avrebbe questa chiesa vedu-
to nel 1610 il suo termine. E sebbene tempi di estrema carestia al¬
lora corressero, sebbene sovvenisse i poveri nel modo più splendido.
nondimeno cosi sollecitava quell’abate tale compimento da poter bre¬
vemente piantare il’coro, adornare la chiesa con statue di marmo e
(1) Sempre furono amanti i Veneziani delle rappresentazioni per musica.
Tuttavia i formali teatri non ci consta che rimontassero più là del secolo
XVII. Il più antico fu quello di s. Cassiano che si mantenne sino agli ultimi
giorni della repubblica, come si mantennero: s. Luca, s. Angelo, s. Gio¬
vanni Grisostomo , s. Benedetto, s. Moisè, erigendosi ultimamente la Fenice
nel 1791. Abbandonati poi vennero altri teatri che si sa essere stati aper¬
ti a’ss. Gio e Paolo, ai ss. Apostoli, a s. Giobbe, sulle Zattere a s. A¬
pollinare, a s. Margherita ec. Ai rispettivi luoghi ne daremo già le oppor¬
tune indicazioni.