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ro vastissimo e fiorente per potenza e per ricchezze, siccome
era l’ottomano. Nella lotta feroce, Venezia ormai giunta a
quell’ apice di grandezza, cui par non sia dato di passare alle
nazioni, riportò una ferita dalla quale non potè riaversi più
mai. E venne quindi in quello scadimento, onde a’ poco a
poco egra fatta e vegliarda dovette finire, cedendo a quella
legge eterna, la quale, come insegna il nostro gran Vico, re¬
gola il corso di tutti gl’ imperi, e ne segna l’insuperabile con¬
fine. Ma del trionfo non ebbe ad esultare l’inimico : tanto
caro gli costò, che poscia niun altro conquisto di si grande
importanza seppe operare giammai.
La memoria del Morosini, come quella degli altri prodi
veneti che onore arrecarono alla patria comune, starà nella
benedizione degl’Italiani non solo, ma d’ogni straniero an-
cora, se rammenta come ebbe a dire in quei suoi terribili e
in uno dolorosi versi del Byron » che a Venezia più che ad
altri deve la terra se la Luna non si alzava dove la Croce ».