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La benigna natura, acciocchè Venezia non fosse dal ma¬
re, quand’ egl’ infuria, inghiottita, ne alzò a riparo e presi-
dio alcune isolette, che le fan come scudo e la fronteggiano
incontro a’ suoi furori, quasi scolte avanzate che impediscono
e fan secura la porta di questa antica donna delle acque. Una
di quelle è appunto il Lido. L’industre mano dell’ uomo
fecondò lo steril terreno, e qui sul labbro dell'Adriatico fiori¬
scono orti e bruoli e vigne : la natura campestre fa guerra e
usurpa il luogo alla marina.
Per queste vigne e questi bruoli, si spargono le liete bri¬
gate, e v arrivano in tanto e si spesso numero che scarso al-
l’arrivo è l’interno canale per cui ivi si approda. In que¬
sto canale non si va più per barca ; ci si va co’ suoi piedi,
all’ asciutto per un fitto suolo di legni, che nascondono l’ac¬
qua alla vista, e d’onde non si varca che travasandosi d’u-
no in altro bordo, con pericolo ben più di fiaccarsi il collo
o le gambe che non d’affogare. Ed, ahimè, quanti piatti, e
quante anguistare, che securi avevan superati tutti i pericoli
del lungo tragitto e dell’imperversar della gioia delle donne
e dei putti nella barca, diedero qui miseramente a traverso in
questo strano cammino, e caddero col portatore a terra pri¬
ma che potessero toccare il dente o bagnare le labbra del-
la compagnia, che invano alla sponda si rammarica, ed in¬
sulta con doppia crudeltà al caduto, ch’ ha il danno e di più
ancora le beffe! Ma chi giunse salvo e senz’ altro acciden-
te alla riva, non ha maggiore pensiero che di truovar un luo-
go alla mensa: la qual cosa non accade si di leggieri, cosi
pieno ě ogni sito, ed il campo occupato. Il verde smalto dei