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ramente parate, perchè molte sono adorne e di tende c di
fronde (chè qui le fronde sono segnal d’allegria) e dentro
s’acconciano e tavole e sedie, nè vi manca alla puppa, e me¬
glio anche alla prora (perchè a certe cose è bene aver sem¬
pre l’occhio) la sua botticella o almeno almeno la sua angui¬
stara del vino. Uno dei più cari spettacoli è vederne anzi
l’imbarco : la gente si ferma a goderlo dalle rive, su’ pon¬
ti, e l’accompagna tal ora cogli applausi e tal altra coi fischi.
Su quelle barche fanno spesso passaggio intere famiglie: la
prima, la seconda, la terza generazione: il nonno, che si af¬
sida a’ rischi del mare, a permettersi ancora una volta prima
di chiuder le luci quella onesta vacanza e che innanzi di porre
il piè sulla sponda consulta con un guardo il cielo e tenta
il legno col bastoncello; la madre prudente ch’ ha l’ occhio
a’ putti ma più ancora alla vettovaglia ed al carico; i putti
insolenti che balzano dentro d’ un salto e fan traballare la
barca, mentre i vecchi si stringono alle panchette e dan su
loro la voce, brontolando. E quando non s’imbarcano le in¬
tere famiglie, s’imbarcano mezze le contrade : tutte le donne
di questo o quel campiello, di questa o quella corte (che cosi
qui si domandano certe vie mozze di poco o niun passaggio,
ch’elle, tratte in sulla porta le impagliate lor sedie, mutano
in sala e gabinetto, dove trattano in pubblico le proprie fac¬
cende, con grande consolazione di chi abita loro dappresso).
Questa specie di fragorosa tribù ha un capo, anzi una ca¬
pessa o capitana, il cui ufficio è di raccorre di settimana in
settimana dalle altre non so che tenue volontario tributo per
ire poi al Lido a sciupare insieme in un’unica gozzoviglia