Per ciò che ha rapporto al vino l'esposizione
si ebbe quattro macchine ammostatrici, e cinque
macchine diverse per turar bottiglie, e per le viti
varj soffietti da inzolfare ed un buratto da ridurre
lo zolso in minutissima polvere.
E divenuta oramai una delle primarie neces¬
sità per tutti i vignajoli la zolfatura delle viti.
Finchè l’ Oidium ci farà temere della di lui pre¬
senza non sarà possibile vivere tranquilli se alle
viti non si applicherà questo preservativo. Lo
zolfo si trova in commercio in pani conviene però
macinarlo e ridurlo in polvere finissima. Per as¬
sicurarsi se la massa è tutta uniforme conviene
passarlo ad un setaccio o ad un buratto. Il si¬
gnor Omboni Carlo di Lecco mostrò un buratto
nella massima parte uguale agli altri per farina,
ma che invece d’avere delle cassette che raccol¬
gono la sostanza passata al setaccio ha una vite
a spirale di latta chiusa da tutte le parti fuori
che da quella che guarda il cilindro velato e que¬
sto spirale reca per apposito foro praticato al¬
l’ estremità inferiore dell’ ordigno, lo zolfo stac¬
ciato che si raccoglie in appositi vasi senza che
se ne perda per l’aria in minuta polvere con
danno di molte cose che possono esservi vicine.
Vi erano varj soffietti da zolfare le vigne e la
massima parte sulla foggia di quelli raccomandati
dall’ illustre professor P. Savi. Il Bizzarri di Ter-
ranuova, Emilio Brunetti di Tizzana, il Cambini
Enrico di Firenze, il Mariotti di Pisa, Mariano
Grassi d’Aci Reale in Sicilia, avevano mostrato
soffietti somigliantissimi fra loro da adempiere bene
all’ ufficio cui sono destinati.
Le macchine ammostatrici furono esibite dal
Ciapetti di Castelfiorentino, da Daniele Torelli di
Luco, dal signor Gervasio Newton di Pienza, dai
fratelli Baldantoni d’Ancona. Erano tutte presso
a poco sul medesimo principio ideate e costruite,
ed è antico jl loro uso fra noi. Una tramoggia di
legno cioè, atta a contenere uva con due cilindri
scanalati giranti in senso inverso fra loro e col¬
locati nella parte inferiore della medesima, comu¬
nica col tino ove deve accadere la vinificazione,
e vi introduce l’ uva lacerata e ridotta in minute
parti coll’ azione dei cilindri. In generale questi
cilindri sogliono costruirsi di legno; il Baldantoni
gli ha applicati invece di metallo. Questa sosti¬
tuzione procura maggior sollecitudine nell’ opera¬
zione. - Queste macchine andarono un tempo in
disuso in varie province del regno, e segnatamente
in quelle ove vige il sistema colonico. All’ abban¬
dono di esse contribuirono il basso prezzo del
vino, e l’uso nella colonia di dare lo stretto ai
coloni. Non ammostando l’uva, rimane maggior
quantità di vino, fra lo stretto, ed è naturale che
i coloni nella loro patriarcale semplicità condan¬
nino queste macchine. Ora però che una terribile
malattia affligge i nostri vigneti si pensa alla fab¬
bricazione del vino con çura ben diversa che per
lo passato e l’esposizione Italiana ci ha mostrato
quanto l’ arte possa aiutando l’ opera della natura.
Abbiamo avuto province non troppo favorite dal
clima che mandarono vini ottimi, aiutati a dive¬
nir tali dall’ arte e che superano quelli, di pro¬
vincie più favorite dalla natura, e non tanto cu¬
rati coll’arte. Ma nondimeno ci è conforto vedere
in mezzo alla traversia i nostri coltivatori occu-
parsi di questo prezioso liquore con maggiori di¬
ligenze che nel passato. Ai nostri rozzi barili si
sostituiscono i fiaschi e le bottiglie, che di varia
foggia, se ne videro molte nella nostra Esposizione
alla classe XI, e nella nostra classe fecero bella
mostra di se, cinque diversę macchine da tappare
bottiglie - del Gauthier di Torino, del signor Carlo
Campo di Fossano presso Cuneo, - del mecca¬
L ESPOSIZIONE ITALIANA DEL 1861.
stretto nel collo della bottiglia in un modo che non
nico Osvaldo Staffuti di Pesaro, dei fratelli Bal¬
può immaginarsi l’uguale, per il che riesce impossi¬
dantoni d’Ancona, del signor Cherici Giuseppe di
bile l’accesso dell’ aria) e potrà procurare quella
Lucignano. Sottoposte queste macchine a delle
macchina ai coltivatori ad un prezzo limitato certo
prove nessuna mancò di un soddisfacente resul¬
non vi ha chi potesse per ora fargli concorrenza.
tato, ma le due che si fecero maggiormente am¬
In agricoltura conviene sempre accoppiare il bello
mirare furono quella di Gauthier di Torino e di
coll’ utile , come in ogni altro ramo d’industria,
Staffuti di Pesaro. La prima per la sua semplicità
altrimenti nulla si estende od hà durata sicura.
e limitatissimo prezzo, la seconda per la raffi¬
Lo Staffuti nondimeno ci ha fatto vedere con que¬
natezza del lavoro e l’ingegnosa costruzione che
sta sua opera d’ essere un’ abile meccanico for¬
anzi che attrazzo rurale ti sembra uña macchina
nito d’ingegno ; gli resta però l’ ultima parte da
d’ un gabinetto di Fisica. Noi con tutto il cuore
compiere, trovare il modo d’ adattarsi all’ esigenza
applaudiamo che l’opera dello Staffuti fosse co¬
David, statua in marmo di MONTRESOR.
economica, propria per ogni coltivatore diligente.
ronata di premio, perchè non vi ha menda alcuna
Per l’estrazione dell’ Olio dall’ olive, non man¬
che possa attribuirglisi tanto per parte della finis¬
carono mostre d’importanti articoli. Trascurando
sima esecuzione, come perciò che riguarda il con¬
di parlare dei varj modelli di frantoio esposti dal
gegno, che cosi bene adempie allo scopo. Come la
Montandon di Pisa, dal Landucci di Montefoscoli
prima, che costa soli quindici franchi, procura il
e dal Sivieri di Peccioli, noteremo la macchina
mezzo ad ogni più piccolo coltivatore di posse-
esposta dal professor Angelo Vegni atta a spac¬
derla, cosi il prezzo elevato, sebbene non esage¬
care l’olive prima di sottoporsi alla macina. Que¬
rato della seconda se si ha riguardo al lavoro raffina¬
sta macchina è molto semplice, consistendo essa
tissimo, non permette che ai soli grandi fabbricanti
in due cilindri metallici che girando in opposto
di servirsene con vantaggio. Se lo Staffuti riuscirà
senso, nella stessa guisa dell’ammostatrici, ed es¬
(tenendo fermo il sistema da lui felicemente imma¬
sendo molto ravvicinati fra loro, con un certo
ginato in quella parte che comprimendo il tappo
sforzo s’ impieghi, le olive che si trovano sotto
da ogni lato, fa si che si introduca e si mantenga