Full text: La esposizione italiana del 1861

Per ciò che ha rapporto al vino l'esposizione 
si ebbe quattro macchine ammostatrici, e cinque 
macchine diverse per turar bottiglie, e per le viti 
varj soffietti da inzolfare ed un buratto da ridurre 
lo zolso in minutissima polvere. 
E divenuta oramai una delle primarie neces¬ 
sità per tutti i vignajoli la zolfatura delle viti. 
Finchè l’ Oidium ci farà temere della di lui pre¬ 
senza non sarà possibile vivere tranquilli se alle 
viti non si applicherà questo preservativo. Lo 
zolfo si trova in commercio in pani conviene però 
macinarlo e ridurlo in polvere finissima. Per as¬ 
sicurarsi se la massa è tutta uniforme conviene 
passarlo ad un setaccio o ad un buratto. Il si¬ 
gnor Omboni Carlo di Lecco mostrò un buratto 
nella massima parte uguale agli altri per farina, 
ma che invece d’avere delle cassette che raccol¬ 
gono la sostanza passata al setaccio ha una vite 
a spirale di latta chiusa da tutte le parti fuori 
che da quella che guarda il cilindro velato e que¬ 
sto spirale reca per apposito foro praticato al¬ 
l’ estremità inferiore dell’ ordigno, lo zolfo stac¬ 
ciato che si raccoglie in appositi vasi senza che 
se ne perda per l’aria in minuta polvere con 
danno di molte cose che possono esservi vicine. 
Vi erano varj soffietti da zolfare le vigne e la 
massima parte sulla foggia di quelli raccomandati 
dall’ illustre professor P. Savi. Il Bizzarri di Ter- 
ranuova, Emilio Brunetti di Tizzana, il Cambini 
Enrico di Firenze, il Mariotti di Pisa, Mariano 
Grassi d’Aci Reale in Sicilia, avevano mostrato 
soffietti somigliantissimi fra loro da adempiere bene 
all’ ufficio cui sono destinati. 
Le macchine ammostatrici furono esibite dal 
Ciapetti di Castelfiorentino, da Daniele Torelli di 
Luco, dal signor Gervasio Newton di Pienza, dai 
fratelli Baldantoni d’Ancona. Erano tutte presso 
a poco sul medesimo principio ideate e costruite, 
ed è antico jl loro uso fra noi. Una tramoggia di 
legno cioè, atta a contenere uva con due cilindri 
scanalati giranti in senso inverso fra loro e col¬ 
locati nella parte inferiore della medesima, comu¬ 
nica col tino ove deve accadere la vinificazione, 
e vi introduce l’ uva lacerata e ridotta in minute 
parti coll’ azione dei cilindri. In generale questi 
cilindri sogliono costruirsi di legno; il Baldantoni 
gli ha applicati invece di metallo. Questa sosti¬ 
tuzione procura maggior sollecitudine nell’ opera¬ 
zione. - Queste macchine andarono un tempo in 
disuso in varie province del regno, e segnatamente 
in quelle ove vige il sistema colonico. All’ abban¬ 
dono di esse contribuirono il basso prezzo del 
vino, e l’uso nella colonia di dare lo stretto ai 
coloni. Non ammostando l’uva, rimane maggior 
quantità di vino, fra lo stretto, ed è naturale che 
i coloni nella loro patriarcale semplicità condan¬ 
nino queste macchine. Ora però che una terribile 
malattia affligge i nostri vigneti si pensa alla fab¬ 
bricazione del vino con çura ben diversa che per 
lo passato e l’esposizione Italiana ci ha mostrato 
quanto l’ arte possa aiutando l’ opera della natura. 
Abbiamo avuto province non troppo favorite dal 
clima che mandarono vini ottimi, aiutati a dive¬ 
nir tali dall’ arte e che superano quelli, di pro¬ 
vincie più favorite dalla natura, e non tanto cu¬ 
rati coll’arte. Ma nondimeno ci è conforto vedere 
in mezzo alla traversia i nostri coltivatori occu- 
parsi di questo prezioso liquore con maggiori di¬ 
ligenze che nel passato. Ai nostri rozzi barili si 
sostituiscono i fiaschi e le bottiglie, che di varia 
foggia, se ne videro molte nella nostra Esposizione 
alla classe XI, e nella nostra classe fecero bella 
mostra di se, cinque diversę macchine da tappare 
bottiglie - del Gauthier di Torino, del signor Carlo 
Campo di Fossano presso Cuneo, - del mecca¬ 
L ESPOSIZIONE ITALIANA DEL 1861. 
stretto nel collo della bottiglia in un modo che non 
nico Osvaldo Staffuti di Pesaro, dei fratelli Bal¬ 
può immaginarsi l’uguale, per il che riesce impossi¬ 
dantoni d’Ancona, del signor Cherici Giuseppe di 
bile l’accesso dell’ aria) e potrà procurare quella 
Lucignano. Sottoposte queste macchine a delle 
macchina ai coltivatori ad un prezzo limitato certo 
prove nessuna mancò di un soddisfacente resul¬ 
non vi ha chi potesse per ora fargli concorrenza. 
tato, ma le due che si fecero maggiormente am¬ 
In agricoltura conviene sempre accoppiare il bello 
mirare furono quella di Gauthier di Torino e di 
coll’ utile , come in ogni altro ramo d’industria, 
Staffuti di Pesaro. La prima per la sua semplicità 
altrimenti nulla si estende od hà durata sicura. 
e limitatissimo prezzo, la seconda per la raffi¬ 
Lo Staffuti nondimeno ci ha fatto vedere con que¬ 
natezza del lavoro e l’ingegnosa costruzione che 
sta sua opera d’ essere un’ abile meccanico for¬ 
anzi che attrazzo rurale ti sembra uña macchina 
nito d’ingegno ; gli resta però l’ ultima parte da 
d’ un gabinetto di Fisica. Noi con tutto il cuore 
compiere, trovare il modo d’ adattarsi all’ esigenza 
applaudiamo che l’opera dello Staffuti fosse co¬ 
David, statua in marmo di MONTRESOR. 
economica, propria per ogni coltivatore diligente. 
ronata di premio, perchè non vi ha menda alcuna 
Per l’estrazione dell’ Olio dall’ olive, non man¬ 
che possa attribuirglisi tanto per parte della finis¬ 
carono mostre d’importanti articoli. Trascurando 
sima esecuzione, come perciò che riguarda il con¬ 
di parlare dei varj modelli di frantoio esposti dal 
gegno, che cosi bene adempie allo scopo. Come la 
Montandon di Pisa, dal Landucci di Montefoscoli 
prima, che costa soli quindici franchi, procura il 
e dal Sivieri di Peccioli, noteremo la macchina 
mezzo ad ogni più piccolo coltivatore di posse- 
esposta dal professor Angelo Vegni atta a spac¬ 
derla, cosi il prezzo elevato, sebbene non esage¬ 
care l’olive prima di sottoporsi alla macina. Que¬ 
rato della seconda se si ha riguardo al lavoro raffina¬ 
sta macchina è molto semplice, consistendo essa 
tissimo, non permette che ai soli grandi fabbricanti 
in due cilindri metallici che girando in opposto 
di servirsene con vantaggio. Se lo Staffuti riuscirà 
senso, nella stessa guisa dell’ammostatrici, ed es¬ 
(tenendo fermo il sistema da lui felicemente imma¬ 
sendo molto ravvicinati fra loro, con un certo 
ginato in quella parte che comprimendo il tappo 
sforzo s’ impieghi, le olive che si trovano sotto 
da ogni lato, fa si che si introduca e si mantenga
	        
Waiting...

Note to user

Dear user,

In response to current developments in the web technology used by the Goobi viewer, the software no longer supports your browser.

Please use one of the following browsers to display this page correctly.

Thank you.

powered by Goobi viewer