ma, e quali risultati si possano ottenere da esso.
» Ciascuna stazione è collegata alle due vici¬
ne per mezzo d’un nuovo filo, che si metterà sui
pali ordinarii del telegrafo. Ad ogni chilometro
di via è stabilita una verga di ferro parallela, ed
a poca distanza dalla ruotaia, sostenuta da due
pali, e disposta orizzontalmente all’altezza del te
laio di una locomotiva. Questa verga è messa in
comunicazione col nuovo filo, ed è destinata ad
offrire un punto di contatto ai convogli che per¬
corrono la linea.
» Sulla locomotiva di ciascun convoglio n’è sta¬
bilita una, i cui poli vanno ad un commutatore
per mezzo del quale l’uno di essi va alla terra
passando per le ruote della macchina, l’altro, gi¬
rando il filo di una bobina, che trovasi nella suo¬
neria, va a mettersi in comunicazione con tre
molle di acciaio, disposte a fianco e sul telaio della
locomotiva. Sono queste molle, che strisciando sulla
verghe di ferro stabilite ad ogni chilometro della
linea, formano cosi dei punti di contatto, dai quali
il convoglio può ricevere avvisi mediante il suono
della campana che trovasi nella suoneria sulla lo
comotiva. Ed è l’azione magnetica della bobina, che
trovasi entro questa suoneria, che ne produce lo
scalto a tempo debito.
» In ogni stazione vi è un apparecchio, al quale
mettono capo i tronchi di filo che collegano le sta¬
zioni. Una pila locale mette i suoi poli ad un com¬
mutatore, per mezzo del quale l’uno è mandato
alla terra, l’altro ad un indice distributore, desti
.nato a dirigere la corrente sull’uno o sull’altro dei
duc fili della linea.
» Viene stabilito per massima, che ogni con¬
voglio, il quale parta dalla stazione centrale per
dirigersi verso l’estremità della linea, debba avere
il polo rame della propria pila in comunicazione
colle molle di contatto sulla locomotiva; la sta¬
zione lo deve accompagnare inviando sul filo
della linea la corrente rame della sua pila locale.
Tutti i convogli invece, che dall’ estremità della
linea la corrente rame della sua pila locale. Tutti
i convogli invece, che dall’ estremitá della linea si
dirigono verso la stazione centrale, avranno in
comunicazione , colle molle di contatto sulla loco¬
motiva, il polo zinco della loro pila, e le stazioni
li accompagneranno , inviando sul filo della linea
la corrente zinco delle respettive pile locali.
» Premessa tale massima generale, che è la
norma direttrice del modo di azione del sistema,
passeremo poi a mostrare in qual modo si debba
operare per far partire un convoglio verso l’estre-
mità della linea.
(Continua).
LOCOMOBILE BENECK.
(V. la figura nel n° 20).
Diversi locomobili figuravano nelle Gallerie de
stinate ai lavori di Meccanica, quali pregevoli per
la buona disposizione delle parti, quali per la
buona esecuzione del lavoro, e tutte in generale
da riguardarsi come di un certo interesse, tenuto
conto del brevissimo tempo da cui si costruiscono
macchine di questo genere in Italia.
Mi piace tra le altre parlare della locomobile
dei sigg. Beneck e Rocchetti di Padova, la quale
unisce alla buonissima disposizione delle parti
un’eccellente esecuzione di lavoro. Questa mac¬
china, della forza di sette cavalli e di facilissimo
trasporto sui luoghi ove deve applicarsi, non offre
nulla di nuovo nè di straordinario. Essa è com¬
posta di una delle solite caldaje tubulari, posta
orizzontalmente sopra un carro a ruote di ferro,
con focolare alla estremità anteriore. Tutte le altre
L’ESPOSIZIONE ITALIANA DEL 1861.
parti della locomobile, cassette del vapore, stan¬
tuffi, valvula di sicurezza, barometro ec. le quali
sono tutte simili a quelle usate generalmente,
sono con bel modo disposte al disopra della cal¬
daia; due grandi volani di ferro posti lateralmente
e in alto, servono a mantenere uniforme il moto
ed a comunicarlo, col mezzo di cigne senza fine
alle macchine che per essa debbono agire. Questa
locomobile, sebbene nulla ci mostri di nuovo, pure
si per la buona disposizione, come più special¬
mente per la accurata esecuzione del lavoro è
degna di considerazione, e credo risponderà benis
simo nelle molteplici applicazioni che potrà avere.
Anzi ci auguriamo di vedere quanto prima appli
care, con maggiore estensione che per il passato,
queste ed altre macchine simili, costruite in Italia,
nella agricoltura, nell’irrigazione, nell’inalzamento
delle acque e di altri pesi qualunque, ed in tanti
e tanti altri casi, risparmiando cosi tempo ed uo¬
mini, producendo risultati più sodisfacenti.
I sigg. Beneck e Rocchetti esponevano ancora
un maglio a vapore a colpo verticale (marteau-pi¬
lon); (4) nel quale si riscontra la stessa squisitezza di
esecuzione che nella locomobile. Il maglio a vapore
è uno degli strumenti più necessari in una offi
cina per la lavorazione del ferro; strumento con
cui si può in breve tempo ottenere una grandis¬
sima quantità di ferro battuto, e perfettamente
battuto, con l’opera di pochissimi individui. Il ma¬
glio ha un enorme peso ed una corsa rapidissima.
e può a seconda della volontà del macchinista fer
marsi istantaneamente in qualunque punto della
sua corsa.
Lo stabilimento dei sigg. Beneck e Rocchetti
di Padova è assai importante e produce un buono
ed abbondante lavoro ; è perciò supponibile che
quando sieno cambiate le condizioni politiche in
mezzo alle quali si trova, potrà maggiormente fio¬
rire, e dare delle eccellenti macchine e di molta
importanza.
D. G. G.
(1) Vedi il disegno a pag. 245.
PREMI
PROPOSTI DAL CONSIGLIO DEI GIURATI
DELLA ESPOSIZIONE ITALIANA
ed approvati
DALLA COMMISSIONE REALE.
CLASSE SESTA.
(Mineralogia, Metallurgia ed Armi)
Sulla proposta delle singole Sezioni emise la¬
Commissione intiera una serie di giudizii, ché ven¬
gono riassunti nei seguenti cenni sommari per ciò
che riguarda le prime due Sezioni, e per ciò che
spetta alle Armi secondo la relazione del capitano
G. B. Duprè.
SEZIONE PRIMA
Carte e raccolte Geologiche, Mineralogiche e Litologiche.
Con unanime plauso giudicava la Commissione
come degnissimo della medaglia e di ogni più alta
distinzione
1. Il Barone Sartorius di Waltershansen di
Goettingen , per la sua carta topografica e geolo
gia dell’Etna.
2. Il Professor Giuseppe Ponzi di Roma, per la
Carta geologica di parte dell’Italia Centrale; per
la Carta mineraria e geologica delle allumiere di
Tolfa, e la raccolta che accompagna quest’ ultima
e il bel corredo di spaccati, di disegni di fossili
e di altri lavori, che per lo studio della nativa
provincia, e soprattutto dei Vulcani del Lazio, va
compiendo l’infaticabile geologo.
3. Il Cav. Professor Paolo Savi di Pisa, per la
Carta geologica e collezione relativa dei monti pi¬
sani, nella quale riconosceva la Commissione un
classieo lavoro che diede la soluzione di molte fra
le principali questioni, che si riferiscono alla esatta
determinazione dei terreni della Toscana, in rap¬
porto con la serie cronologica riscontrata nelle al¬
tre regioni, le meglio conosciute, e che contribui
quindi potentissimamente ai progressi della geo-
logia italiana.
4. Il Commendatore Angiolo Sismonda di To
rino, per la Carta geologica delle provincie conti¬
nentali del già regno di Sardegna. Carta che rap¬
presenta una lunga serie di assidue osservazioni,
le quali gêttarono tanta luce sulla costituzione geo¬
logica della gigantesca catena delle Alpi e che
riuscirà importantissima per la Carta geologica ita¬
liana in piccola scala.
Dopo questi più importanti o più grandiosi la¬
vori, la Commissione reputa degni della medaglia
ancora i seguenti Espositori di Carte.
5. Il Signor Cav. Giuseppe Scarabelli-Gommi¬
Flamini d’ Imola, il quale sulla Carta di parte del¬
l’Emilia presenta riuniti i risultamenti delle sue
parziali memorie , somministrando cosi copiosi e
bei monumenti per la conosconza della geologia
italiana.
6. Il Professor Pietro Doderlein di Modena, per
la bella collezione e l’ abbozzo di Carta geologica
delle provincie di Modena e di Reggio, intorno a
cui il dotto modenese sta indefessamente lavo¬
rando.
7. L’Ingegnere Enrico Grabau di Livorno, offre
un bell’esempio di Carta orittognostica de’ paesi
dell’ Elba in grande scala, corredata di spaccati
e di una copiosa raccolta di rocce.
Credette pure la Commissione che si dovesse
conferire la medaglia a parecchi espositori di col
lezioni diverse interessanti la geologia, la litolo¬
gia, la paleontologia e la mineralogia d’Italia, cioè:
8. Alla scuola degli Ingegneri in Torino,
9. Ai signori Fratelli Villa di Milano, per vari
titoli benemeriti della paleontologia lombarda, a
cagione della luce che getta sulla formazione cre¬
tacea della Brianza la bella serie di fossili da loro
esposti.
10. Al signor Carlo Cali di Catania, che assai
bene rappresentava le rocce della Sicilia, che si
prestano, sia alla costruzione, sia all’ ornamento ;
come pure i minerali tonto belli delle lave del¬
l'Etna.
11. Alla Provincia di Vicenza, in nome della
quale veniva esposta una bella e ricca raccolta di
minerali e di fossili, e una serie di ligniti di que¬
sta provincia tanto interessante pel geologo e per
il mineralogista.
(Continua)
APPLICAZIONE
DELL’ELETTRO-MAGNETISMO
A GLI OROLOGI.
Fra le scoperte del nostro secolo l’elettro-ma¬
gnetismo può dirsi una delle principali, e la Reale
Commissione della prima Esposizione Italiana, con
saggio provvedimento volle profittare di questo
trovato della scienza per regolare i dieci orologi
che si trovavano distribuiti nei punti principali
del Palazzo.
La direzione di questi orologi fu affidata al
signor Mariano Pierucci ingegnere meccanico del
R. Stabilimento di Fisica dell’Università di Pisa,
e costruiti nel laboratorio di detto stabilimento.
Il felice risultato di tale esperimento fa sperare
di poter vedere attivato un tale sistema di oro¬
logeria al servizio delle città, e collegarle ancora
fra di loro per la misura del tempo, come si è
fatto per la trasmissione della parola.