150
La macchina del signor Howe ha tuttavia poca
somiglianza con le altre: nella sua, l’ago agiva
orizzontalmente , invece che verticalmente come
oggi, la stoffa era sospesa sopra un baster plate
con delle punte voltate verso la stóffa: un cu¬
scinetto (pad plate) la spingeva contro il baster
plate (specie di placca) mentre che si avanzava
fra esse. Il primo vero miglioramento fu quello
ehe cambiò il movimento dell’ ago d’orizzontale
in verticale , e sostítui una placca orizzontale al
di sotto dell’ ago sul quale riposa la stoffa, mossa
da un sistema differente che la penetrano, al ba¬
ster plate.
Questo metodo di somministrazione della stoffa
era cattivo per ciò appunto che egli non prestava,
alla stoffa quella libertà di movimento necessario
a una cucitura curva.
Dopo molte prove fatte da diverse persone, il
signor A. B. Wilson (cittadino degli Stati Uniti)
scuopri un mezzo nel 1850, che raggiunse questo
scopo, e permesse alla stoffa di muoversi in tutti
i sensi. Sarebbe troppo lungo l’enumerare tutte
le invenzioni che sono state brevettate come mi¬
glioramenti di questa macchina, in sostanza però
quella del signor Howe è il germe di tutte quelle
che riuscirono in seguito, e fu considerata la spola
come indispensabile al loro uso pratico.
Nel 1849 il signor Bloodgett di Boston, inventò
una spola rotatoria che combinata con l’ ago bu¬
cato in punta, segnò un nuovo progresso nella
storia delle macchine da cucire.
Nel 1850 il signor. Wilson che appartiene
alla casa Wheeler e Wilson, ottenne un bre¬
vetto per una spola a due punte che faceva
il punto in addietro cosi bene come quello in
avanti. Questa macchina però non compi l’opera.
Nell’ anno susseguente il nome del signor Singer
si riscontra per la prima volta all’ Uffizio delle
patenti, Seżione delle macchine da cucire. Nel¬
l’Agosto 1851 ottenne un brevetto per dare alla
spola un nuovo movimento in avanti oltre quello
che già aveva. Fino a quel momento il più serio
difetto delle macchine da cucire era quello di non
poter lavorare che con un certo grado di velocità,
e bisognava aumentare la forza del filo a misura
che si aumentava la velocità del lavoro, il che
le rendeva inutile per i lavori fini.
La tensione del filo era tale che quello d’una
finezza appropriata a un lavoro un po’ fine, per
esempjo della mossolina si rompeva quasi imme¬
diatamente, cosicchè le macchine non potevano
servire che per gli oggetti di grossa cucitura.
Dopo molti inutili sforzi, dopo molte prove
fatte da gran numero di studiosi, lo scopo fu final¬
mente raggiunto nel 1851 da A. R. Wilson, che
inventò l’ago a gancio a movimento rotatorio, che
prende la gugliata del filo quando ella esce dalla
stoffa e la passa intorno a un rocchetto staziona-
nario contenente il filo.
L’uso dell’ ago a gancio a movimento rotato¬
rio rese possibile la fabbricazione di macchine
molto più leggiere, e assicurò il mezzo, lungamente
cercato, di fare il punto diritto in modo perfetto
e con grande prestezza, anche servendosi di filo
finissimo per cucire stoffe molto leggiere. Questo
miglioramento è uno dei tratti caratteristici di
tutte le nostre macchine da cucire.
Intanto anche altri individui cercavano il modo
di fare il punto a catenella. Il primo brevetto per
questo perfezionamento fu accordato in Inghilterra
nel 1850, e dopo quello altri quattro o cinque su¬
rono ottenuti per diversi modi di fare colla mac¬
china cotesto punto, ma questo genere di lavoro
non ebbe successo completo che nel 1851, quando
Grover e Baker presero il loro brevetto per for¬
L’ESPOSIZIONE ITALIANA DEL 1864.
mare un doppio punto, per mezzo di due aghi
uno verticale l’ altro orizzontale. Diversi perfezio-
namenti furono fatti a questa macchina che adesso
è una di quelle di cui si fa fuori d’Italia più ge¬
nerale uso. Essa cuce le stoffe grosse e le fini.
però fa cońsumo di molto filo, e lascia una grossa
costura dalla parte di sotto lungo tutto l’orló cu¬
cito, per le quali cause non è impiegata dai sarti.
Alcuni la preferiscono per la biancheria, dacchè
l’elasticità di quel genere di cucitura la rende
atta a andare in bucato senza timori di danni.
D’allora in poi altri molti perfezionamenti sono
stati fatti a tali macchine, alcuni dei quali d’una
incontestabile utilità, ma dei 300 brevetti otte-
nuti, soli 25 hanno prodotto macchine realmente
distinte, 9 o 10 hanno ottenuto un vero successo.
Le macchine più impiegate sono quelle inventate
da Singer e quelle di Wheeler e Wilson.
Il signor De Angeli di Milano fabbrica, secondo
le richjeste, ciascuna di queste macchine con una
perfezione veramente rara. I modelli presentati
all’ Esposizione non lasciano nulla a desiderare
sotto alcun rapporto.
Il buon successo delle macchine da cucire fu
più rapido di quello di qualunque altra inven
zione. Nel 1853 se ne parlaya appena e in otto
anni la vendita se n’è cosi rapidamente accre¬
sciuta che in America, a quest’ora, si può con¬
tare impiegato in quest’industria un capitale
di 2,500,000 dollari, e un’armata di più che sei¬
mila operai i quali guadagnano in capo all’ anno
meglio che un milione di dollari!... Non ci pajono
queste cifre da disprezzarsi, nè resultati degni di
esser trascurati da chi cerca in Italia il modo di
aumentare il lavoro per le classi povere e special¬
mente per le donne, la cui condizione è fra noi,
quanto al lavoro, cosi meschina e disgraziata.
Il diritto pagato al signor Howe, come primo
inventore era nel 53 di 13 dollari ogni macchina
venduta. Oggi è solo di 3 dollari. Eppure egli ri
scosse nel 53 il tributo di 2509 macchine ven¬
dute, nel 54 di 4469; nel 55 di 5313, nel 56 di
7723; nel 57 di 12,713, nel 58 di 18,589 e nel 59
di 47,642 macchine. Cifra enorme che porta in
totale al signor Howe una rendita, di 143,000,
dollari almeno !!!...
Ecco la tavola comparativa del tempo impiegato
dalle macchine e dalle operaie per un dato lavorò:
l'operaja in
la macchina cuce in
14 ore 26 m.
1 ora 16 m.
Camicia da uomo
16 » 35 »
2 » 38 »
Paletot
19 »
1 »
14 »
Panciotto
5 » 10 »
51
0 »
Pantaloni
10 »
13 »
Abitó di seta da donna 1
04 »
8 »
» di mérinos
6 »
37 »
0 » 57 »
» d’indiana
» »)
».
0 » 09 »
Grembiule
Le cuciture in diritto, orli, impunture ec., si fanno
dalla macchina a ragione di un metro il minuto,
e molto meglio che colla mano.
Economia di tempo, perfezione di lavoro, e au¬
mento di salute e di ben essere per le cucitrici
sono le tre migliori raccomandazioni che si pos¬
sano fare a queste macchine.
Al contrario di quello che’si potrebbe credere
a prima giunta, le cucitrici hanno veduto in ge
nerale la loro sorte migliorata da questa inven¬
zione. Moltissime ragazze che hanno fatto acquisto
della macchina, hanno trovato in fondo che la
loro giornata era molto meglio pagata e molto
meno faticosa. Molte che non guadagnavano col¬
l’ago neanche una diecina di franchi per setti¬
mana, ne hanno guadagnati da 15 a 50 colla
macchina, lavorando un terzo meno di tempo
DoTT. S. T....
ogni giorno.
V
IL PARADISO DI FRATE ANGELICO
QUADRO A OLIO COPIATO
dal signor ANTONIO SAssO di Firenze.
Un nostro egregio collaboratore ed amico, Fran¬
cesco Manfredini, a cui volgiamo di qui un cor¬
diale saluto e a cui auguriamo benigne le aure
di Modena nativa, lo diceva or non ha molto su
queste pagine, quando dettava la sua dotta ed
assennata Rivista delle sale di pittura della no¬
stra esposizione. E passato il tempo in cui gli ar¬
tisti potevano quasi divinamente rappresentare
oggetti divini, la pittura religiosa si è velata cruc¬
ciosa la faccia, si è seduta con piglio sdegnato sui
gradini dell’ altare, e di li guarda con minaccioso
occhio i moderni pittori che senza chiudere in
cuore incendio divampante di fede, si attentano a
consegnare alla tela le fredde inspirazioni che nel
cervello dell’ artista non fece nascere uno irrefre-
nabile slancio di amoré e di devozione, ma la
fredda e usuraria ordinazione di un curato che
forse cercava con assidui sforzi la maniera di far
poi piangere o sudare l’immagine ordinata a be¬
nefizio della cantina. — Oggi i pittori accarezzano
col sapiente pennello piuttosto le morbide carni e
i dorati capelli delle martiri dell’ odierno costume
che le ruvide lane, ę le chiome incolte delle ver¬
gini antiche, e dalle tele lodate parlano gli occhi
procaci di Leda, o di Danae, e anco meno, piut-
tosto che le dimesse e piangenti pupille della Mad¬
dalena.
Ond’è che spesso cui talenti appendere alle
pareti della camera l’effigie d’ un santo protettore,
si affida per questo all’opera de’ copiatori, de’quali
avvi in Firenze numero grande, e alcuni in esso
havvene lodatissimi, affinchè dalle tavole de’ ce-
lebri antichi maestri traggano fedelmente le mira¬
bili -figure di santi che i devoti artisti dipinsero.
Uno fra i copiatori che meglio diede prove
della sua valentia è il signor Antonio Sasso di
Firenze, che espose alla pubblica mostra italiana
una bella copia della Madonna del Cardellino di
Raffaello, e un’ altra del paradiso con l’incorona¬
zione della Vergine di frate Angelico da Fiesole.
- Ambedue furono lavori, nel, lor genere, molto
lodati, e per essi ottenne il Sasso la distinzione
della Madaglia. — Dell’ ultimo di questi che era
anco fatto più elegante da una ricca cornice sul
gusto dell’ epoca, noi diamo a’ nostri lettori il di-
segno nella prima pagina di questo giornale.
CRONACA SCIENTIFICA E INDUSTRIALE
DELL’ESPOSIZIONE ITALIANA.
IV. Condotti di piombo per la distribuzione delle
acque. — L’uso dei condotti di piombo per il corso e
distribuzione delle acque è comune in quelle città
nelle quali l’acqua proviene di lontano, non aven¬
done del suo da pozzi o cisterne, ovvero cosi con
venendo per la cattiva qualità delle sorgenti sot-
terranee che ne fornirebbero i pozzi. Ma il piombo
non è metállo innocuo : ed è noto comunemente
come esso, in contatto duplice dell’ aria e del
l’acqua, si ossidi e ingeneri un composto, il quale
si discioglie e rende l’acqua, per l’uso continuato,
piuttosto nociva che no alla salute. Egli è vero
che un’ acqua la quale contenga solfati in solu¬
zione fa ostacolo all’effetto che mentovammo, e
può dirsi caso raro quello in cui un’acqua pota¬
bile ne sia priva ; nondimeno, perchè può succe