L’ESPOSIZIONE ITALIANA DEL 1861.
PROGRAMMA.
Allorquando i nostri nepoti si faranno a svol¬
cipale a cui era diretta. D’ altra parte la moltiplicilà
gere le pagine della storia italiana di questi tempi,
dei confini, la varietà nel reggimento interno degli
non potranno non essere compresi da altissima
Stati, contribuivano qualche volta a rendere il bene
meraviglia. E parrà loro quasi incredibile questo
di uno dannoso allo Stato vicino; e nel campo del¬
incessante succedersi di grandiosi avvenimenti nel
l’industria rendevano impossibile quella salutare
giro di poche lune ; e non potranno forse prestar
concorrenza, la quale può considerarsi fomite prin¬
fede intiera al subitaneo assopire di discordie se-
cipale di ógni miglioramento industriale e com¬
colari; al pronto sacrificar delle vite, degli averi
merciale. Il quale miglioramento non era poi
delle ambizioni sull’ altare della patria; all’ inaspet
possibile che avesse luogo, combattuto com’ era
toto risorgere del senno e del valore antico nelle
costantemente dalle gravissime barriere daziarie
assemblee, nelle piazze, nei campi di battaglia!
che rendevano difficilissimi gli scambi del commer-
E pure tutti questi miracoli avvennero, ed
cio grosso, mentre favorivano i contrabbandi; e
altri non minori si attendono. Un popolo schiavo
dalle angherie poliziesche che ponevano ostacoli
da secoli risorge, novello Lazzaro, dalla tomba
insuperabili o molestie insoffribili nel libero cor
per infrangere le sue catene; la prima disfatta non
rispondere della gente d’ uno Stato con quella d’ un
lo prostra, ma gli fornisce forze novelle per rile-
altro. Valga ad esempio di ciò (se è pur mestieri
varsi più fiero che mai: ei combatte strenuamente
d’esempi trattandosi di verità universalmente co-
le battaglie della libertà; e vince e trionfa
nościute) il modo con che si governó nell’ ultimo
I nemici fiaccati o dispersi, sventati i biechi
decennio la polizia borbonica, la quale negava ai
conciliaboli della diplomazia, rafforzati dai governi
naturali del paese di trasferirsi fuor dei confini del
più civili e dal voto della pubblica opinione gl’ Ita¬
regno, e tormentava con nuovissime arti inquisi¬
liani posson dire oramai di avere gettate le basi
torie coloro che dagli altri Stati italiani o dall’ estero
dell’ unità nazionale : la quale, quand’ abbia avuto
si recavano a visitare quelle regioni predilette dalla
il compimento che le si conviene, permetterà loro
natura. Di guisa che le relazioni di quello Stato con
di riprendere, con le arti della pace, quel primato
gli altri d’ Italia facendosi di di in di ognor più dif¬
che avevano nei tempi trascorsi.
ficili, avevan reso l’ abitante di Napoli e di Palermo
Ma se questo è il destino che ne attende, savio
straniero all' Italia, più che il Lappone e il Norve
consiglio è per certo prepararlo con ogni potere
gio non sieno.
ed abbreviare il tempo che pur deve trascorrere
Ma il mal giuoco che l’ Austria e i tirannelli
al conseguimento di tanto bene. Noi dobbiamo, e
italiani credevano dovesse eternamente durare
forse per lungo tempo ancora, con una mano im¬
cessa improvvisamente. Con la rapidità del baleno
pugnare la spada, con l’ altra erigere il nuovo edi¬
i brani della penisola si vanno componendo in un
fizio nazionale, siccome i cattivi di Babilonia ado-
sol corpo, e sorge al cospetto del mondo meravi
gliato un nuovo regno. Tutte le barriere sónc
perarono. E fra il moltissimo che ci rimane a fare,
perchè riesca in ogni sua parte compiuto questo
come per incanto abbattute; cancellati i confini
mirabile edifizio, non è da preterire l’industria
creati da un sospettoso dispotismo; alla legge di
non il commercio, il prosperar dei quali arrecherà
diffidenza sostituita una legge d’amore; e gli Ita¬
liani tutti, chiamati a dar opera alla prosperità della
largo tributo di potenza alla nazione. Sicchè, quan¬
nazione, non conoscono più che una sola gara: la
tunque lo stato d’Italia e d’Europa sia ancor tale
gara di chi meglio raggiungerà il fine a tutti co
da tenere gli animi sospesi in penose aspettazioni,
mune.
non si può mai commendare abbastanza il pensiere
Ma per questo ci faremo noi a credere che
di chi promoveva una gran mostra dei nostri pro¬
l’ unità nazionale si sia in ogni sua parte operata?
dotti, quando ancora la miglior parte della peni¬
sola non era affrancata dal giogo clericale e dal
Crederemo noi che basti l’ aver trovata la formula
borbonico. Fu quel pensiero una fede nell’ avveni-
per cosi esprimerci, perchè anco i fatti si svolgand
con la medesima rapidità ed efficacia? Mai no
re, e insieme una savia provvidenza. La prima fu
Dappoichè sia molto più agevole dar subito l’ im¬
assai bene giustificata dagli eventi che successero
pronta dell’ unità al Parlamento, all’ Esercito, alle
perchè sia mestieri di spenderci attorno altre pa¬
Finanze, di quello che mutare faccia all’ industria
role; e la saviezza del provvedimento si farà pa
dei varii paesi, e far prendere altra via ai com¬
lese facilmente sol che si guardi a quello che era
merci da tanti anni in un solo modo esercitati
l’Italia rispetto al commercio e all’ industria avanti
Ogni paese d’Italia era produttore senza darsi
il 1859, e a quello che il nuovo regno è chiamato
pensiero di quello che produceva il paese vicino,
ad essere
ogni commerciante aveva ed ha relazioni coll’ estero
Avanti il risorgimento nazionale i governi ita
che non saprebbe a un tratto cangiare con altre di
liani vivevano in una specie di reciproca diffidenza,
la quale impediva, o inceppava, le relazioni fra cui non sa apprezzare il valore. Da questo lato
considerata, l’ Unità nazionale non è finora, nè può
provincia e provincia. Era interesse dei governanti
essere altro, che una parola senza significato. Sono
che questo stato d’isolamento si perpetuasse; sic
distrutti i confini, sono tolti i dazi; ma gl’Italiani
chè quando anco si mostrava di cedere in qualche
non sanno ancora come debbano percorrere la
lieve provvisione al bisogno manifestato indiretta
nuova via aperta loro dinanzi inaspettatamente.
mente dai soggetti di stringere più stretti nodi coi
Ora dunque è necessità suprema di trovare
loro fratelli, da cui non erano separati se non da
un mezzo che equipari per prontezza il rapido for-
artificiali confini, pur siffatta provyisione era cir
marsi del nuovo Stato, e per efficacia sia tale da
condata di tanti riservi, di tante difficoltà, di tante
stringere le relazioni nazionali, facendo che si co¬
formalità da farle perdere quasi affatto il fine prin¬
noscano l’ un l’altro e produttori e consumatori;
e scuoprendo le nuove vie per le quali il com¬
mercio italiano può essere utilmente avviato. Que¬
sto mezzo supremo e repentino non poteva aversi
se non nella decretata esposizione italiana; la quale
sola puó fare il miracolo di ravvicinare, ad un
giorno, ad un’ora data, i produttori, i commer¬
cianti d’ogni parte d’Italia, per il fine determinato
di conoscersi scambievolmente ed operare di con-
serva a procurare nel minor tempo possibile la
materiale prosperità della nazione. Nè vale obbiet-
tare che tutti non potranno, o non vorranno pren¬
der parte con la presenza a questo solenne esperi¬
mento; perchè è un fatto incontestabile che a tutti
saranno di grandissima utilità le relazioni dei giuri
fatte di pubblica ragione, e diremmo quasi essere
il solo catalogo dell’ Esposizione sufficiente ad illu¬
minare i lontani intorno le forze produttrici del
paese.
Sarebbe dunque colpa gravissima se non ci ado¬
prassimo a trarre tutto il vantaggio, che può rica¬
varsi da questa esposizione, per far rifiorire fra
noi i commerci che sono tanta parte di potenza,
siccome fan fede le due più grandi nazioni d’Euro-
pa, Inghilterra e Francia. Alle quali, come non fos¬
sero sufficienti le conquistate ricchezze e il primato
che le loro industrie tengono da mezzo secolo sui
mercati dei due mondi, furono di grande incita¬
mento a procedere più sicure nel trionfale cam-
mino le mostre universali e nazionali. Si le une che
le altre servirono mirabilmente al loro fine. Le pri-
me accrebbero lo scambio fra le due nazioni in
larghissima proporzione; le altre valsero, special¬
mente in Francia, ad ogni periodo di cinque anni,
a dare alla nazione una ben determinata idea dello
stato delle sue industrie, dei miglioramenti operati,
e di quelli che per la sua maggior prosperità si ren¬
devano ancora necessari.
All’Italia quindi non è serbato egual cómpito
finchè, raffermata la sua potenza, non le sia concesso
di convocare dentro la cinta di una delle sue gran
diose città gl’ industriali di ogni paese, siccome fu
operato per Londra e per Parigi. E noi siamo certi
che ella risponderà degnamente all’ appello che le
vien fatto con questa prima mostra; la quale
per tal guisa sarà anco il primo segnacolo della
nuova via che dovrà percorrere l’industria naziona¬
le. Nè è nuovo l’esempio di somiglianti concorsi
posti in atto mentre la romba del cannone si udiva
di lontano, e gli spiriti erano volti a cose opposte,
più che diverse, al tranquillo esercizio della indu¬
stria e del commercio.
Questa fede, la quale noi abbiamo saldissima
nella buona volontà dei nostri compaesani, ch’ essi
scenderanno con tutto quanto il loro patrimonio in¬
dustriale nella onorevole palestra che loro sta aperta
dinanzi, fu la ragione principale, se non la sola, che
ci determinò ad imprendere la pubblicazione di
questo giornale; del quale pare tempo che si tenga
qui breve ragionamento.
Il giornale l'Esposizione Italiana del
18G1 porta col titolo suo la dichiarazione del con¬
cetto che avemmo in animo fin da principio. Parve
a noi che questa prima solennità dell’ industria ita¬
liana non dovesse andar priva di un mezzo che la