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globo e con la destra, in luogo di scettro, una canna. E
da notarsi il modo simbolico col quale il nostro autore ha
raffigurato i beffeggiamenti sofferti dal Nazareno nel Pre-
torio. Con ciò egli ha voluto ubbidire alla parte storica
del mistero, e non turbare la dignitosa maestà della figura
del Redentore col porre accanto ad essa delle rozze faccie
e delle ributtanti figure di manigoldi. In basso sono se¬
duti, la Vergine addolorata e S. Domenico, che con un
libro aperto sulle ginocchia, sta in atto di meditazione.
8° Cella — B. GIOVANNI ANGELICO.
La Resurrezione. Nella parte superiore è Gesù Cristo
in più che mezza figura sulle nubi, avente nella destra
una palma e nella sinistra il vessillo trionfale; in basso
è la Vergine con le pie donne venute a porgere l’estremo
ufficio di lacrime e profumi alla salma del Redentore.
L’Angelo, seduto sull’orlo del sepolcro, dice alle sconsolate
che il Salvatore è risorto. A sinistra è S. Domenico che
medita la gloria di quel risorgimento.
9° Cella — B. GIOVANNI ANGELICO.
L’Incoronazione della Vergine. Sopra una leggera
nuvoletta da vaga iride circondata, sta seduta la Regina
del Cielo in bianche vesti. Ha le braccia conserte al seno,
il volto atteggiato a celestiale sorriso e la persona al¬
quanto inclinata verso del figlio che le siede in faccia, ed
è in atto d’incoronarla. Questa è una delle opere nelle
quali l’Angelico mostrò a preferenza il proprio magi¬
stero nelle pieghe.
Sopra nubi più basse stanno disposti a semicerchio e
genuflessi, in atto di contemplare il solenne mistero di
quella gloria, sei Santi, cioè S. Paolo, S. Tommaso
d’Aquino, S. Benedetto, S. Domenico, S. Francesco d’As¬
sisi e S. Pietro martire.
10° Cella - B. GIOVANNI ANGELICO.
La Presentazione al Tempio. La Vergine madre ha
consegnato il divin Figlio nelle braccia del vecchio Si¬
meone, il quale guarda lieto e rispettoso il promesso li¬
beratore d’Isdraele; a sinistra è S. Giuseppe che porta