RITRATTI DE' PITTORI
12
che il facea in tutto procedere per principi
scentifici dedotti dalla filosofia ch’egli pos¬
sedeva in ogni sua parte: di che tutti ne han
prova nel suo Trattato della Pittura, il qua¬
le sebben lungi assai dalla perfezione, con
cui nacque nella mente di Lionardo, pri¬
meggia però sempre fra tanti libri tecnici di
poi pubblicati. Simile egli perciò a chi stia
sulla cima d’un’alta collina, il cui occhio
spazia in immenso orizzonte fingeasi in men¬
te tal perfezione, la quale aggiugner non
poteva la mano. Ma ancor Tullio conobbe
che tale nella pratica ottener non potea l’O¬
ratore, quale nel grande intelletto suo vede
va dover lui essere; onde dopo aver detto
che indegno era di tal nome chi non fosse
d’ogni dottrina informato , si ristringe a
concedere ch’ei possa all'uopo chiedere ad
altri istruzione su ciò che ignora, e solo esi¬
ge che poscia ei ne parli più ornatamente
che non farebbe chi dettogli i precetti. In
tal guisa dovea il Vinci aspirare all'ottimo,
e sol contentarsi del buono. Cosi avrebbe
assai più operato, e l’arte avrebbe certo da
lui ottenuti ulteriori progressi.
Ma del suo poco dipingere e della lentezza