Full text: Volume (10. (1777). - XI, 466 S., [8] gef. Bl. : Ill., Kt.)

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ANNOTAZIONI 
ad Sylvenam, in quo grana tam exactae rotun- 
ditatis, interdum nitore aliquo esterno, haerent 
nibilominus pertinaciter pog. 318. 
Num. LXI. a car. 381. 
Quest' Abetina molto vasta, ricuopre parecchie 
cime di quelle Montagne, ed ha Abeti d’ una 
grossezza enorme , da poterne fare Alberi da 
navi, se il trasporto non fosse troppo difficile 
Essi Abeti poi sono senza dubbio Alberi origi¬ 
nari, spontanei, e quasi dissi primitivi di que 
ste Montagne, siccome lo sono di molte altr 
della Toscana: gli uomini certament non hann¬ 
potuto piantare queste Abetine in luoghi tanto 
scomodi, anzi le hanno in gran parte distrutte 
per loro sini, e per ser virsi del terreno ad al 
tri usi. Quindi è che l'Abetina del Pigellet 
verisimilmente in antico era più vasta, e si d 
ſtendeva più verso l'antica Città di Roselle; e 
appunto di queste Abetine saranno stati gli Ab 
ti, che furono dai Rosellani somministrati ai R 
mani nella seconda G erra Punica, scrivendo Ti 
Livio (Hist. Roman. Dec 13. Lib. 8.) Ruseil 
Abietem in fabricandas Naves, & frumenti m. 
gnum numerum (somministrarono ai Romani) A 
te ex publicis silvis est usus. Francesco Bonam. 
ci (de Alimento Lib. 5. Cap. 19. pag. 677.) dice 
inde quoque factum esse crediderim, ut Vitruvii 
det primas Abietibus supernatibus, & ad Alpe. 
quam infernatibus, & ad Mare Tyrenum: cur 
enim sint arbores admodum pingues, atque por 
sae, a frigore Boreae exhauriuntur, densantu. 
atque durescunt. Di fatto i nostri Muratori, 
Le¬
	        
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