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ANNOTAZIONI
ad Sylvenam, in quo grana tam exactae rotun-
ditatis, interdum nitore aliquo esterno, haerent
nibilominus pertinaciter pog. 318.
Num. LXI. a car. 381.
Quest' Abetina molto vasta, ricuopre parecchie
cime di quelle Montagne, ed ha Abeti d’ una
grossezza enorme , da poterne fare Alberi da
navi, se il trasporto non fosse troppo difficile
Essi Abeti poi sono senza dubbio Alberi origi¬
nari, spontanei, e quasi dissi primitivi di que
ste Montagne, siccome lo sono di molte altr
della Toscana: gli uomini certament non hann¬
potuto piantare queste Abetine in luoghi tanto
scomodi, anzi le hanno in gran parte distrutte
per loro sini, e per ser virsi del terreno ad al
tri usi. Quindi è che l'Abetina del Pigellet
verisimilmente in antico era più vasta, e si d
ſtendeva più verso l'antica Città di Roselle; e
appunto di queste Abetine saranno stati gli Ab
ti, che furono dai Rosellani somministrati ai R
mani nella seconda G erra Punica, scrivendo Ti
Livio (Hist. Roman. Dec 13. Lib. 8.) Ruseil
Abietem in fabricandas Naves, & frumenti m.
gnum numerum (somministrarono ai Romani) A
te ex publicis silvis est usus. Francesco Bonam.
ci (de Alimento Lib. 5. Cap. 19. pag. 677.) dice
inde quoque factum esse crediderim, ut Vitruvii
det primas Abietibus supernatibus, & ad Alpe.
quam infernatibus, & ad Mare Tyrenum: cur
enim sint arbores admodum pingues, atque por
sae, a frigore Boreae exhauriuntur, densantu.
atque durescunt. Di fatto i nostri Muratori,
Le¬