Full text: Volume (9. (1776). - IV, 456 S.)

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MINIERE 
del IV. e 305. del VI. ). Degna è di ripetersi 
in questo proposito, e ben ponderarsi la risposta 
data dal Serenissimo Granduca Cosimo I. cosi ri- 
feritaci da Baccio Baldini suo Protomedico (nella 
sua Vita a car. 88. ): Tanta e tanto grande era 
la prontezza di quell' Ingegno a pensare , e ad 
attendere in un tempo medesimo a più cose; on de 
Ei ritrovò ancora con questa medesima sua 
sollecitudine , e coll' andar continuamente riveg- 
gendo lo Stato suo, quelle Cave delle Miniere d' 
Argento, e di Piombo, e dei Marmi bianchi, e 
dei mischi antora, che sono nelle Montagne di Pie- 
trasanta, le quali erano state nascoste a tutti 
molti e molt' anni, e le messe in uso; ed essendo¬ 
gli detto da alcuni che si conoscevano venissimo 
delle Miniere , che poco utile gli si farebbe a 
cavarvi, rispose molto generosamente, che assai 
utile era il pascere in quella guisa gl' Uomini di 
quelle Montagne, le quali sono sterilissime, e ren- 
der vivi quei Metalli che vi erano, sicchè ei se 
ne potesse far qualche cosa in servizio degli Uo¬ 
mini. Si può anche aggiugnere che Monsig. Gi- 
rolamo da Sommaia, in certe sue Schede, che 
si conservano fra i MSS. della Biblioteca Pub¬ 
blica Magliabechiana, notò nel 1616. quanto ap- 
presso. I Granduchi Cosimo, e Francesco, fecero 
lavorare nelle Montagne di Seravezza e Pietrasan- 
ta le Miniere d' Argento che vi sono, dicendo 
che se bene era la spesa tanta come l'utile, non 
dimeno si dava quel guadagno a' poveri, e ci era 
la riputazione che si lavorassino Miniere nel suo 
Stato. Ferdinando levò mano, persuaso a ciò da 
Marcello Strozzi Provveditore di Pietrasanta, il 
quale già fatto ricco, si voleva liberare da quel 
isti-
	        
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