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MINIERE
del IV. e 305. del VI. ). Degna è di ripetersi
in questo proposito, e ben ponderarsi la risposta
data dal Serenissimo Granduca Cosimo I. cosi ri-
feritaci da Baccio Baldini suo Protomedico (nella
sua Vita a car. 88. ): Tanta e tanto grande era
la prontezza di quell' Ingegno a pensare , e ad
attendere in un tempo medesimo a più cose; on de
Ei ritrovò ancora con questa medesima sua
sollecitudine , e coll' andar continuamente riveg-
gendo lo Stato suo, quelle Cave delle Miniere d'
Argento, e di Piombo, e dei Marmi bianchi, e
dei mischi antora, che sono nelle Montagne di Pie-
trasanta, le quali erano state nascoste a tutti
molti e molt' anni, e le messe in uso; ed essendo¬
gli detto da alcuni che si conoscevano venissimo
delle Miniere , che poco utile gli si farebbe a
cavarvi, rispose molto generosamente, che assai
utile era il pascere in quella guisa gl' Uomini di
quelle Montagne, le quali sono sterilissime, e ren-
der vivi quei Metalli che vi erano, sicchè ei se
ne potesse far qualche cosa in servizio degli Uo¬
mini. Si può anche aggiugnere che Monsig. Gi-
rolamo da Sommaia, in certe sue Schede, che
si conservano fra i MSS. della Biblioteca Pub¬
blica Magliabechiana, notò nel 1616. quanto ap-
presso. I Granduchi Cosimo, e Francesco, fecero
lavorare nelle Montagne di Seravezza e Pietrasan-
ta le Miniere d' Argento che vi sono, dicendo
che se bene era la spesa tanta come l'utile, non
dimeno si dava quel guadagno a' poveri, e ci era
la riputazione che si lavorassino Miniere nel suo
Stato. Ferdinando levò mano, persuaso a ciò da
Marcello Strozzi Provveditore di Pietrasanta, il
quale già fatto ricco, si voleva liberare da quel
isti-