M O R. I
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„Plantis Lib. 3. cap. 3. pag. 91. ) „riportando
un passo di Plinio, nel quale suppone che compren.
da e confonda il Moro di mora nera, con quello
di mora bianca, soggiunge: „ quasi candida
„quae hodie frequentissima est, & optima ad
„Sericum praestandum, peregrina quondam fuerit
"in Italia, ut etiam Bestiola, quae eius frondis
„pastu Sericum reddit. Nigrae folia, utpote ma-
„gis pulposa, conveniunt adultis; sic enim Serico
pondus majus acquiritur, & crassities. Quoniam
„ vero Rubi quoque fructus Mora vocantur ob
similitudinem, distinctionis gratia, arborem Mo-
„rum Excelsam vocant, vulgoque Gelsum. „
Nel. 1423. si ha dalla Storia Fiorentina di Sci-
pione Ammirato il vecchio, che fu permesso, come
cosa di gran prositto a ciascuno, di poter por-
tare in Firenze Foglia di Mori, senza alcuna sor-
te di Gabelia; onde si vede che i Mori erano
coltivati nel Contado Fiorentino avanti a detto
anno. Nell' anno poi 1440. sotto li 15. Febbraio
fu fatta per gli opportuni Consigli una Provvi¬
sione, che ciaschedun Lavoratore di terre del Con-
tado e Distretto di Firenze, fosse tenuto ogni anno
per l’avvenire porre in tal Podere, o Terreno the
lavorasse, cinque Mori, e cinque Mandorli, e que-
sto infino a tanto che intra ciascuno Podere fossero
cinquanta Mori, e cinquanta Mandorli. E quando
vi fosse detti numeri appiccati, ed allevati, non
sia obbligato da indi in la di porre più che si vo¬
glia: sono le precise parole d’ una Provvisione,
copiata nello Statuto vecchio dell'Arte della Seta
a car. 231. Nel 16. Giugno 1576. fu ordinato con
Bando, che in ogni Podere di Valdelsa, si doves-
sero piantare quattro Piante di Mori Gelsi, per
ogni paio di Buoi che lavorassero quelle terre, ed
inoltre