312 MINIERE DI VETRIUOLO.
Dopo ai descritti massi di materia Ferrigna
incontrai molti filoni di Sasso morto, che nel co¬
lore, e nella macchia, si assomigliava al Nero di
Portovenere. Passato il Mulino di Pera, giunsi al-
le antiche Miniere di Vetriuolo, situate nel fondo
di quell’orrida Valle, rasente appunto al Torren-
te medesimo. Vedonsi dall’ una, e dall’ altra par-
te del Torrente, molti grandissimi filoni di mas-
si Ferrigni, cioè di una pasta, per quanto giu¬
dicai, mischiata d' Alberese, e di Sasso morto,
giallognola. Di questi massi ve ne sono di pasta
più densa e dura, che si accosta molto alla natu-
ra del Diaspro, altri di più spugnosa e tenera;
e sono gremiti di larghe Vene di materia Spato-
sa, ed anche Quarzosa, inzuppata e mescolata di
O cra ranciata e scuriccia. La diversità de’ Sughi
o Spatosi, o Quarzosi, interessati nella composi¬
zione di questi filoni, potrebbe verisimilmente
aver prodotta in essi la maggiore o minore du-
rezza. Tutti poi sono spruzzati, ed inzuppati più
o meno di Vena di Ferro, non però molto buo¬
na, perchè framischiata di Marcasita, e che per-
ciò si deve ridurre al genere del Radbrekt, Fra
questi massi restano imprigionati altri sterminati
massi di certa specie di Marcasita pesantissima,
composta di grana finissima, densa, e farinacea
molto rassomigliante nel colore all'Ottone, ma dell'
inferiore qualità. Nell' occasione di farne stac-
care alcuni pezzi colla Subbia, osservai che ella
rode l'Acciaio, mentre si spuntarono in pochissi-
mo tempo quattro Subbie, conforme fanno an¬
che i massi di Pietra Aluminosa
Fralle mostre che presi sul luogo, una è in for-
ma di Marcasita arenacea di grana minuta e den-
sissima, di color, cenerino sudicio tendente al ver-
diccio,