DI FIRENZE.
in questo paese, e necessario che vadino in torte. Ne
manco si possono li Fiumi che vanno in torte diriz¬
zare in qualche parte, dove apparisca quelli fare
grandi torte, et quanto maggiore è la torta, tanto
meno si deve dirizzare, et la cagione è che il Fiume
da se medesimo si è bilantiato, et ha ogni tante brac-
cia di lunghezza una caduta, come dire cento brac-
cia di lunghezza nel Fiume d' Arno, e di Bisentio
hanno dua braccia di caduta, che tanto è a dire oc-
correra che dirizzando una torta di braccia cinque-
cento, et riducendo il letto del Fiume in cento brac-
cia, sarà nelle cento braccia di lunghezza braccia
dieci di caduta, come era nelle cinquecento; cost es-
sendo che quando girava il Fiume alla bocca della
torta di sotto in un quinto d'hora, et in molto me-
no, per la gran caduta delle 10. braccia, talmente
ché in una hora vi si condurrà a quella bocca di sot¬
to cinque volte più acqua, et molta più ancora per
la caduta, com è detto, che prima non faceva, et
nondimeno la bocca di sotto non caverà più di quel-
lo che facessi quando vi era la torta, talmente che
è necessario che in tale luogo, o faccia danni gran¬
di alle ripe, et ritorni alla medesima torta, o che
vi inondi grandemente, et questo si è veduto mani-
festissimamente nel piano di Campi, in alcune dirit-
ture che già vi si feciono, che in quelli luoghi ha
satto il Fiume grandissimi danni, et rovinati pode-
ri, et rifatte le torte poco meno di prima, alla-
gando grandemente in quello luogo, dove prima con
la torta stava nel suo letto, et non faceva danno al-
cuno. Uno solo modo dunque ci è di dirizzare li Fiu-
mi, et questo è la caduta et riuscita grande ec.
Quanto poi alla cagione perchè Arno di sopra.
& di sotto Firenze, tenga occupato tanto paese,
facil cosa à renderne la cagione, ma non è già fati-
le il