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fama di molta santita, i Monasterj de Benedettini
„abbracciavano facilmente il suo Instituto, e si fa-
„cevano Vallombroſani. , Molto più che questa Ba-
dia di Settimo nel 1054. essendovi Abate quel Serafi-
no, che concedette, in emfiteusi molti beni del Mona-
ſtero di Settimo, dovette ella non poco (scapitando
ne i temporali assegnamenti; e da questi nascendone
come per lo più suole addivenire, discordie ) decade-
re anco alquanto dal primario Spirito, e fervore. A
questo appunto alluder vogliono quei versilriportati nel
Lib. I. della sua elegantissima latina Storia Eremitica
dal P. Luca Catalani Barcellonese:
Omnibus occiderat superum reverentia terris
Et decus, & priscae Relligionis amor
Quin et iam ruptis errabat pauper habenis
Sanctae per anfractus grex, Benedicte, tuus.
Rarus, & incerta Monachus statione peragran-
Non dabat Auctori debita vota suo.
Che perciò più ſotto cosi s' introduce a parlare S. Be-
nedetto:
Ille meus quondam teneris bene cultus ab annis,
Quo) fugit antiquae Relligionis honor?
Quemque ego tam lata moriens ditione reliqui
Ordinis haec nostri dic mihi fervvor ubi ?
A ravvivar questo fervore adunque opportunamen-
te, al dir d'Andrea da Genova, chiamato fu dal Conte
Guglielmo S. Gio: Gualberto: come poi S. Pietro Igneo
fu dal medesimo Conte richiesto per il Monastero di
Fucecchio. Ed a render commendevole per il corso
di tutti i secoli la noſtra Badia di Settimo, vi con-
corrè il quivi seguito passaggio per il fuoco del Mo-
naco Pietro in comprovazione, che Simoniaco era il
noſtro Veſcovo Fiorentino Pietro Mezzabarba da Pa-
via: come legger si può al libro 61. della Storia Ec-
clesiaſtica del Fleury. Il fatto strepitoso seguito non
nel 1070. e molto meno nel 1077. giacchè nel Con-
cilio tenuto in S. Genesio a causa di S. Anselmo Ve-
scovo di Lucca nel 1074. Vicem Domini Papae agebat
Re¬