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Le quali lettere, moſtrano l' errore preso da alcuni, che
hanno soritto autore della fondazione di detta Cappella
Ser Pino Buonaccorsi, e fra questi errò il Vasari, che
gli si perdona, essendo egli Pittore, e non Professore
di materie gravi, nè di notizie di si fatta qualità. Ma
ritornando noi alla vera Fondatrice dell' Altar gran-
de, non saprei dire con qual ragione, morta che fu
Donna Fia, da' Silveſtrini ne fu usurpato il dominio,
trasferendolo in Agnolo di Ghezzo della Casa, ma
preſſo di lui durò poco il Padronato, avvegnachè Ma-
riotto de' Caponsacchi nipote di Bia, intentata avendo
la lite, ne riportò favorevole sentenza contra de' Mo-
naci, e riconosciuto qual legirtimo Padrone, ne fece
poscia rinunzia a' Padri di S. Domenico, venuti qui
ad abitare, i quali Frati la donarono libera a Cosimo
de Medici, che nell atto di prenderne possesso a mag-
gior cautela sborsò al detto Mariotto 500. ducati, co-
me parla l'Istrumento rogato da Ser Giovanni da Col-
le 1438. e perchè il terreno, che veniva dietro a que-
sto Altare era della Compagnia detta dello Spirito San-
to, da i Capitani di essa il medesimo Cosimo compe¬
rollo per carta del suddetto Notaio, raccomandando
a Michelozzo Michelozzi il disegno di una Tribuna,
magnifica, che si principiò nel 1439. restando compita
nel 1441. E più maestosa sarebbe comparsa, se Santo
Antonino Priore del Convento per segno esteriore del-
la Oſservanza, non avesse voluto, che si alzasse a' pri-
mi pilaſtri un muro, che separasse il Coro dalla Chie-
sa, ed 1 suoi Frati dal commercio de' Secolari, aven-
do cesi cagionato un ingombro notabile nella Tribu¬
na, che obbligò l'Architetto a innalzar di molto la
gradinata sopra il Pavimento, acciocchè non venissero
le funzioni del Presbiterio impedite dal, detto muro,
che chiudeva i Frati nel Coro, o piuttosto in una,
gabbia.
II. E quivi si noti la modestia, ed onorato pen¬
siero di Cosimo, il quale; benchè avesse potuto leva-
re l'armi de’ sopraddetti Padroni, tuttavolta le fece col-
lo¬