Full text: Quartiere di S. Giovanni (5)

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cosi nell' antico fosse dedicata a San Vincenzio Marti- 
re, e non piuttosto a qualche Santo Vescovo Fiorentino: 
si giudica, che questa (mancata sia in occasione di nuo- 
ve Fabbriche, tra le quali certamente restò incorporata. 
IV. E dopo si rutile scoperta, ritornandosi alle in- 
novazioni del Palazzo, noteremo qui, che nel 1321. 
morto il Vescovo Antonio d'Orso, i Visdomini re- 
ſtaurarono il Cortile, collocandovi altresi due Colon- 
nei, che reggeſſero un ricetto all'audienza delle Cauſe, 
e nel. 1411. dal Vescovo Francesco Zabarella furono nell' 
eſteriore fatti alcuni risarcimenti, de' quali trovasi un 
Ricordo presso il Signor Baldovinetti, che consiste in 
un Memoriale del detto Vescovo agli Ufiziali di Torre, 
a i quali chiedeva licenza di gettare a terra alcuni Spor- 
ti, ed alzar Veroni per comodo del Palazzo, la qual 
dimanda gli fu accordata. Viene ora assai più ſplen- 
dido accrescimento, che devesi grado alla Repubblica 
Fiorentina, la quale considerato avendo, che i Vesco- 
vi Fiorentini peri grazia di Martino V. saliti erano alla 
dignità, e grado d'Arcivescovi, ebbe il nobil concet- 
to di migliorare la loro abitazione. Onde nel 1458. 
per mezzo dell' Ambasciator suo a Roma Piero degli 
Acciaiuoli, chiesero, ed ottennero dal Pontefice Pio 
II. una bimposizione a tal fine sopra gli Ecclesiastici di 
fiorini 15. mila, come leggesi alle Riformagioni libro 
di lettere di dett' anno alla pag. 80. e grati i Fioren- 
tini alla liberalità di Pio, innalzarono nella Torre l'arme 
del medesimo Pontefice, dove vi sono altr' Arme Pontifi- 
cie; altre poi ſe ne veggono alla parete del Cavalcavia per 
qualche miglioramento di fabbrica fatto dai passati Ar- 
civescovi, siccome molte se ne osservano nel Cortile, e 
nelle Stanze dellai Curia, e queste con parecchi Iscrizio- 
ni, che additeremo fra poco di que nostri Prelati impe- 
gnatisi ad accrescere splendore a si antico Episcopio.i 
V. Prima però d'inoltrarci nella narrazione di 
maggiori ingrandimenti fatti da' posteriori Arcivescovi, 
debbo qui toccare una funesta vicenda, la quale fu l'in- 
cendio del 1523, che quasi tutta e1 bella Fabbrica ab- 
bruciò,
	        
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