avere ricevuto quel titolo. Ma regnando l’impero Adria¬
no e Marco , non s’erano abitnati i Romani al lingnaggio
cortigianesco : e se Claudio fu cosi chiamato, il fu da
Pallante suo servitore, non da uu cittadino libero , non
da’quiriti. Certo Valerio Massimo desiderava piacere all'
imperatore : pure non si attentò chiamarlo parentem,
ma principem e patrem patriae . Orazio stesso sebbene
nella corte , e della corte vivesse cantò ad Augusto pa¬
ter atque princeps, vergognando di adoperare altre voci
in quel secolo . Questa vergogna , è meraviglioso che du¬
rasse lungamente negli imperatori, minor tempo ne’ cit¬
tadini.
Il primo de’ Cesari che la spogliò su Diocleziano
del quale fu sacra l’ aula , sacre le largizioni, sacra la
camera , santo il palazzo , divino il nome ; che da corte¬
giani , da ministri, da magistrati delle provincie non fu
salutato come uomo, ma adorato come uno Iddio (1).
Le risposte.
CAPOX.
Che se non arrossivano Eumene, Mamertino, e gli
altri panegiristi di chiamare Diocleziano e Massimiano
collega suo indulgentissimi padroni dell UMAN GE-
NERE; se predicavano esser essi nati a fortuna dell
UMAN GENERE , non trovo per verità stravagante
che eglino se medesimi intitolassero parentes humani ge¬
neris , affettando la natura divina.
In fatti sappiamo , che Diocleziano si intitolò Giovio
e Massimiano si intitolò Erculeo : e Giovio si chiama
nelle medaglie , e Giovio ne’ panegirici (2): e con buono
accorgimento il Guattani riconobbe sotto queste sembian¬
ze quegli augusti nel monumento di Carrara (3) . Or
(1) Mamertin. l. c. II. 1. 9. III. 11. Eumenius ibi IV. 5.
(2) Mamert. I. c. III. 14. Vaillant. Spannemio. II. p. 494.
(3) Atti dell' Accademia di Archoologia vol. I. pag. 321.