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gi ella è ammirata tra le più sovrane Chiese della Cit-
tà, e tale la ravviseremo noi nella presente Lezione, mer-
cè la generosità de’ Principi di casa Medici, e de’ piissi-
mi Cittadini, i quali hanno qui adunate le maravi¬
glie delle tre belle arti.
II. Non erano adunque passati i primi dieci anni
del soggiorno de’ Padri Teatini in questo luogo, che
già da medesimi si principiò a pensare all' erezione di una
fabbrica talmente splendida, che potesse far onore a
quella divina Provvidenza, che è l’unico loro patrimo-
nio; e fattone il disegno, lo presentarono al Granduca
Ferdinando, il quale, giusta il Migliore, ne fece gran-
di maraviglie, si per udire, che i Padri trattassero di
rinnovare da’ fondamenti Chiesa, e Collegio, e si an-
cora nel vedere il grandioso modello; e tanto più l'Al¬
tezza Sua n’ era soſpeſa, quanto che da’ Padri senti, che
la ſpeſa ſarebbe arrivata a 60. mila scudi. A calmare
però lo stupore del Principe, ripigliò un Santo Teati¬
no cosi , Altezza, sebben il disegno sia grande, mag.
jo¬
„re non ostante è la nostra confidenza in Dio,, Ed
invero si è veduto, che non 60. mila, ma bensi 120.
mila vi son voluti a dare l’ ultima mano a si nobile e¬
difizio. Egli è ben vero, che il modello fu altrettante
fiate rinnovato, quanti furono gli Architetti per ciò
chiamati, de' quali il primo fu Don Anselmo Cangia¬
no Teatino, che nel secolo fu valente Architetto, e
nella Religione professore degli studi Mattematici, a lui
dovendosi il pensiero di far, che volti la Chiesa nuova colla
porta maggiore sulla piazza, e di darle la forma di Cro-
ce . Nella simetria poi delle Cappelle, e degli ornamenti del¬
la Nave ebbe gran parte Don Giovanni de' Medici fi-
glio di Cosimo I. studioso di tali materie assai più di
quel, che in lui comportasse il grado, e la qualità di
Principe. A Matteo Nigetti il tutto fu raccomandato,
essendo questi del Granduca principale Architetto; ma
perchè egli non la terminasse, e perchè sopracchiamato
fosse da Padri il bravo Gherardo Silvani, ed il suo
figlio Pier Francesco, mi piace, che lo leggiamo in Fi¬
Tom. III.
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lippo